A volte, quando vedi entrare in una stanza una persona speciale, te ne accorgi e basta.
Ci è successo con Marianna Fontana la prima volta che l’abbiamo incontrata nel nostro ufficio per intervistarla sul suo nuovo film “Capri-Revolution” (che è stato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno) ma dove abbiamo parlato anche delle sue passioni, del suo must have sul set e delle sue ispirazioni nell’arte.
Una ragazza che vuole la rivoluzione, con un volto spigoloso e, come ama definirlo lei, vero. Un volto che porta una verità in ogni progetto che fa, una voce che porta poesia.
Marianna, con la sua verità, il suo portamento, la sua fragilità e la sua sicurezza, riesce ad ammaliare sullo schermo sempre, ma riesce a farlo anche con le persone che le sono intorno. Abbiamo amato la sua spontaneità e la voglia di vedere intorno a sé unicità, un cinema che abbia qualcosa di grezzo ma di vero, sperando che, in particolare quello italiano, possa diventare sempre più giovane ed indipendente.
Ed eccoci qui a raccontarvi la rivoluzione di Marianna.
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Siamo curiosi di sapere: come è nata la tua passione per la recitazione?
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La mia passione per la recitazione ha avuto inizio a 16 anni, più o meno per caso, perché mi ha sempre affascinato il mondo della musica e dell’arte in generale. Poi a 16 anni ho fatto un provino con mia sorella Angela per un film di Edoardo de Angelis, per un corto che stava preparando, ma non ci hanno prese. Però in quell’occasione ci hanno regalato una borsa di studio di recitazione a Napoli dove ho studiato per 2 anni, e poi a 18 anni con Angela abbiamo fatto il film “Indivisibili”.
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Tua mamma poi è una grande appassionata di cinema…
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Lei ci ha un po’ formati facendoci guardare tantissimi film. Veniamo da un paese molto piccolo in provincia di Caserta dove non c’è un cinema, quindi andare a vedere un film ogni volta era come se fosse Natale, lei ci ha formato così ed è stato molto bello.
“La mia passione per la recitazione ha avuto inizio a 16 anni, più o meno per caso…”
“…Andare a vedere un film ogni volta era come se fosse Natale…”
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Il tuo personaggio, Lucia, in “Capri-Revolution” ha un linguaggio corporeo molto intenso mentre i dialoghi sono pochi, come hai trovato il modo di connettere con lei?
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Mi sono relazionata a lei soprattutto stando a contatto con la natura tutti i giorni, facendo dei seminari proprio con questi animali fantastici che sono le capre e che dovevano abituarsi alla mia voce e al mio gesticolare.
Poi successivamente ho fatto dei seminari con Raffaella Giordano, la coreografa del film, che mi ha fatto entrare ancora di più nella dimensione del movimento, perché io sono una frana nella danza (ride); poi leggendo la sceneggiatura e molti libri, era un’epoca diversa rispetto a quella di oggi, non c’erano telefonini, non c’era libertà, le donne non avevano ancora questa emancipazione, quindi è stato molto bello scoprire quella realtà e quel personaggio. Mi è piaciuta la forza di Lucia di andare dritta per la sua strada. È bello quando una persona si crea un futuro, una propria strada, perché è veramente difficile non seguire la massa, e questo mi ha affascinata.
“Mi è piaciuta la forza di Lucia di andare dritta per la sua strada”.
R E V O L U T I O N
“È bello quando una persona si crea un futuro, una propria strada, perché è veramente difficile non seguire la massa”.
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E le relazioni con gli altri personaggi? Come hai lavorato con loro?
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Allora in realtà ho conosciuto Reinout (Scholten van Aschat), Seybu nel film, durante un incontro molto semplice, poi successivamente abbiamo letto la sceneggiatura insieme ma non ho lavorato molto con lui prima del set. Con gli altri mi sono relazionata molto poco perché Lucia solo successivamente riesce a integrarsi in questa comune di stranieri: si trova catapultata in questa realtà astratta che sembra un sogno, mi sono lasciata andare conoscendoli sul set durante le scene.
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Quali sono state le tue prime reazioni leggendo lo script?
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Ero fan di Mario Martone già da prima quindi ho detto: “Sicuramente sarà un personaggio femminile importante”; in Italia ci sono pochi personaggi femminili simili, mi ha stupito come Mario sia riuscito a raccontare un periodo di inizio Novecento ma così attuale allo stesso tempo. Poi come Lucia si relazionasse al suo corpo, al suo essere donna, questa cosa mi ha stupito molto.
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La scena della meditazione è molto forte, ma c’è stata una scena per te particolarmente emozionante da girare?
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La scena con i fratelli, quando stanno per partire per la guerra e Lucia a quel punto si trova spaesata perché ha perso tutto: la mamma, i fratelli, la comune, è sola, è la scena che mi ha emozionata di più. Io ho due fratelli, una gemella e uno più grande, quindi mi sono immedesimata e mi sono detta: “Perdere loro sarebbe come perdere il terreno sotto i piedi”. Coi genitori ci si ribella magari, mentre coi fratelli hai un rapporto più intimo.
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“Sicuramente sarà un personaggio femminile importante”.
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Il film parla anche molto di libertà, nel tuo lavoro di attrice come vivi la libertà, e quanto è importante per te?
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Fortunatamente ho fatto anche un’esperienza teatrale, sto capendo ora come si svolge questa meravigliosa macchina del cinema. Ma facendo teatro ho analizzato di più l’improvvisazione, perché sul palco un attore fa palestra. Sul set Mario, essendo un grande regista e cinematografico teatrale, faceva molte improvvisazioni: la mattina arrivavamo e ci spiegava la scena, poi dovevamo improvvisare sul tema dato. Mi sono trovata molto bene perché mi sono lasciata andare, vivo molto bene questo lavoro perché mi lascio andare scegliendo anche di denudarmi, mi diverto.
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C’è qualcosa di Lucia che ti è rimasto?
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Mi è rimasto molto di questo personaggio, più di quanto mi aspettassi. Di Lucia mi è rimasta soprattutto la forza di non mollare, nonostante i pregiudizi e le difficoltà che ci sono, perché vivendo in questa famiglia patriarcale si è formata da sola, anche sbagliando. Non è perfetta questa ragazza, proprio come non lo sono io.
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Hai detto che hai dovuto fare molti seminari e leggere molto, ma c’è un libro di cui sei innamorata da sempre?
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“L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza, è molto bello. C’è un personaggio femminile, Modesta, fenomenale, lo consiglio molto.
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CAPRI-REVOLUTION
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Mario Martone in un’intervista ha detto riguardo “Capri-Revolution”: “L’arte è una salvezza per gli esseri umani e ogni umano è un artista”: cosa significa per te l’arte o, nel tuo caso, la recitazione?
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Bellissima citazione del maestro (ride). L’arte la vivo ogni giorno come se fosse vita, acqua: senza cibo si può vivere ma senza acqua si dura di meno. È scontato dire così, ma mi fa vivere, mi dà un senso: mi sveglio la mattina e so che ho questo, che l’obiettivo della mia vita è fare questo. Non devo per forza farla, mi piace anche partecipare, vederla.
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Una canzone per descrivere “Capri-Revolution”?
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La colonna sonora del film è pazzesca, mi ha fatta avvicinare al mondo di Lucia. Ascolto sempre musica prima di fare una scena, sicuramente ascoltavo sempre Erik Satie prima di girare qualche scena più intensa.
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In “Capri-Revolution” c’è questo concetto di libertà e di voglia di cambiare il mondo: c’è un cambiamento nel tuo piccolo che vorresti vedere?
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Sicuramente vorrei dare più ruoli ai giovani, vorrei vedere facce nuove, registi che hanno qualcosa da dire e attori e attrici non solo belli esteticamente ma con più sostanza. Vorrei vedere volti più sporchi. Mi piacerebbe vedere più verità nel cinema, ma vedo che le cose stanno cambiando e questo mi dà fiducia.
“Vorrei vedere volti più sporchi”.
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“Mi piacerebbe vedere più verità nel cinema, ma vedo che le cose stanno cambiando e questo mi dà fiducia”.
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Il tuo must-have sul set?
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Le cuffiette e la musica, sempre. Ho studiato al conservatorio, poi per tanti motivi non ho continuato ma voglio continuare, la musica mi ha sempre accompagnata e si lega molto bene con la recitazione, per quanto mi riguarda: come nella musica si solfeggiano le pause, così nel cinema i silenzi si devono calibrare. Cerco di tener molto stretto questo concetto.
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I tuoi progetti futuri?
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Con il mio spettacolo teatrale (“La cupa”) ci sarà sicuramente una tournée nel 2019, poi altre cose che non si possono dire.
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C’è un regista, attore o attrice con il quale ameresti collaborare?
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Di italiano Toni Servillo. Ho avuto modo di parlarci insieme durante un talk, e mi avevano chiesto “Cosa vorresti dire a Toni Servillo?”. Io mi ero preparata il discorso da una vita, ma quando me lo sono trovata davanti mi sono morte le parole, volevo parlargli di Molière, perché grazie a lui in un solo giorno ho letto 3 suoi libri. Volevo dire qualcosa di intelligente e poi ho detto solo: “Ti adoro, sei il mio idolo, vorrei lavorare un giorno con te” (ride). Mi piacerebbe lavorare con lui anche a teatro.
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Il progetto dei tuoi sogni?
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Ho visto da pochissimo un film che mi ha sconvolta di Ingmar Bergman che si chiama “Bildmakarna”, un film molto intellettuale con questo personaggio femminile, Tora, di una potenza incredibile e che vorrei interpretare.
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Se la tua vita fosse un film, come lo intitoleresti?
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Lo chiamerei semplicemente “Vivere”.
“VIVERE.”
Credits:
Photos and Video: The Italian Rêve Production
Makeup and Hair: Chantal Ciaffardini
Dress: Gucci
Earrings: Gucci
Suit: Isabelle Blanche Paris
Thanks to: Woolcan