“Love is a many splendored thing”.
Ci avete mai pensato a come questo concetto così potente, eppure così intimo, sia in grado di includere davvero qualsiasi cosa e qualsiasi persona? Amare quello che facciamo, chi siamo, dove ci troviamo nel mondo e, nel caso di chi fa l’attore, anche amare i personaggi che si interpretano nel corso della propria carriera. Non andrebbe mai dato per scontato, ma è fantastico che, quando parli con qualcuno che ama quello che fa in maniera genuina, lo percepisci subito, e comprendi un po’ di più quell’ideale di amore per l’arte, la bellezza e la vita così caro ai Bohémien.
Jamie Muscato è esattamente quel tipo di attore, o meglio, essere umano, che parla di quello che fa con così tanto amore e gratitudine che si capisce subito perché i personaggi che interpreta sul palco o sullo schermo sembrano così reali: perché sono proprio come te. Sì, anche quelli moralmente ambigui come JD di “Heathers”: Jamie cattura i lati più estremi di questi personaggi per mostrare qualcosa di così complesso, eppure così umano, al punto che è impossibile non riuscire a guardare il mondo dal loro punto di vista.
Così, quando la mia grande passione per i musical ha incontrato la sua grande passione per la creatività, intesa come dar vita a qualcosa di nuovo a modo suo, la conversazione ha preso piede fluidamente, come se ci trovassimo su un palcoscenico, proprio prima dell’inizio di un musical, per condividere i nostri pensieri. Dall’approccio alle varie performance alla sua versione di Christian che punta tutto sul cambiamento vero e proprio che si dispiega nel corso della storia in “Moulin Rouge!” nel West End (P.S. Correte.A.Vederlo.), dal duro lavoro dell’essere auto-coscienti quando si cerca di vivere nel presente ad una legittima paura del fallimento.
Jamie ama sé stesso e quello che fa, per davvero.
Jamie ama semplicemente “esistere nel mondo”, per davvero.
Jamie è più unico che raro, per davvero.
Signore e signori, nel ruolo della nostra Cover Story di luglio, ecco a voi Jamie Muscato.
Qual è il tuo primo ricordo legato al teatro? E ti ricordi il momento in cui hai detto per la prima volta: “Sì, voglio far parte di quel mondo”?
Il mio primo ricordo legato al teatro credo sia qualcosa che ho visto. Ricordo di essere andato a vedere “Les Misérables” con il mio gruppo amatoriale di teatro quando ero a Brighton, ma già in quel periodo sapevo di voler diventare un attore e il teatro faceva parte di quel progetto.
E poi ti sei ritrovato quattro volte a recitare in “Les Misérables”, in un modo o nell’altro!
Sì! [ride] Ho partecipato al tour del 25º Anniversario, con una nuova regia, c’è stata una serie di concerti all’O2, poi ho recitato nel film. Successivamente, mi sono esibito agli Oscar con “Les Mis” e ho registrato la colonna sonora. Sì, ho interpretato questo musical molte volte e poi ho partecipato al concerto durante la pandemia, e direi basta! Immagino che sembri tanta roba a vederla tutta insieme [ride].
Ti piacerebbe partecipare di nuovo a quel progetto in futuro, magari interpretando Marius, Javert o Jean Valjean?
Beh, magari potrei rifarlo da più vecchio! Forse in un futuro lontano, ma spero di fare alcune cose nuove prima di allora.
Il tuo percorso, a partire dalla tua performance nel West End con “Spring Awakening”, è stato straordinario e lungo il cammino hai avuto l’opportunità di far parte delle produzioni musicali più iconiche degli ultimi anni. Come ti fa sentire tutto questo?
Mi fa sentire molto fortunato. Come hai detto tu, ho fatto parte di alcune produzioni straordinarie e ho lavorato con persone incredibili. Non do mai nulla per scontato: essere un attore, poter fare ciò che amo… Ogni giorno è una scommessa, posso davvero fare ciò che amo ed è fantastico.
“Posso davvero fare ciò che amo ed è fantastico”.
Quando lavori ad un personaggio, di solito sei più razionale o istintivo? Come lo “costruisci”?
Penso di essere decisamente più istintivo.
Mi piace fare molte ricerche indirette, quindi guardo l’epoca, se è ambientato in un periodo diverso, o guardo le location, così so come potrebbe essere un personaggio che cammina per una certa strada e capire cosa prova in quel contesto. Quindi, è una sorta di ricerca indiretta che poi passa direttamente al personaggio; è un modo strano di farlo, ma sembra funzionare! [ride]
A proposito di interpretare personaggi diversi, come figure storiche o persone appartenenti al mondo shakespeariano, criminali (come JD o Clyde), o il “bravo” ragazzo in un musical, cambia il tuo approccio in base al tipo di personaggio? C’è una tipologia che ti piacerebbe interpretare più spesso in futuro?
Qualcuno una volta mi ha detto questa cosa, che cito spesso: immagina una soundboard, una console con dei fader che puoi alzare o abbassare, quindi se sei su 0-0-0-0, a seconda del personaggio che interpreti, lo alzi un po’ e lo abbassi un po’; ecco, mi piace interpretare personaggi che risvegliano gli estremi di me stesso, i lati più estremi della mia personalità, quindi interpretare ciò che mi risuona familiare, anche se ovviamente non così tanto per me quanto nel personaggio.
Insomma, amo tutto ciò che mi consente di sperimentare!
Inoltre, quando interpreti diversi tipi di personaggi, anche personaggi “moralmente ambigui” nel tuo caso, hai la grande opportunità di giocare con diverse parti di te stesso.
Esatto, anche se alcuni personaggi sono “moralmente ambigui”, penso che si nasconda sempre un essere umano dentro di loro, quindi se consideri l’essere umano che in fin dei conti sono e poi rifletti su cosa fanno, penso che così possano risultarti molto più interessanti piuttosto che vederla solo in termini di “questo è cattivo” o “questo è un bravo ragazzo”.
“Anche se alcuni personaggi sono ‘moralmente ambigui’, penso che si nasconda sempre un essere umano dentro di loro”
Ad esempio, con JD, penso che tu abbia fatto un ottimo lavoro nel mostrare che lui era prima di tutto una persona, con i suoi problemi, le sue questioni familiari, e poi ha finito per fare quello che ha fatto, ma è prima di tutto un essere umano. Ma parliamo invece di “Moulin Rouge! The Musical”. L’ho visto alla fine di aprile con un’amica e lasciamelo dire, è stato spettacolare, un’atmosfera e un’energia incredibili per tutto lo spettacolo! Com’è essere Christian nel West End?
È fantastico, ogni sera! Christian è un personaggio incredibile da interpretare, è un cucciolo innamorato che arriva a Parigi e incontra subito questa donna di cui si innamora e viene coinvolto in questo mondo bohémien di cantautori e artisti, ballerine e spettacoli. Ma poi ha una crisi sul palco, un esaurimento alimentato dal consumo di alcol, e cade in un buco nero, poi ne esce e poi ci ricade di nuovo. È un ruolo davvero complesso da interpretare, ma ci sono anche canzoni da cantare. È stupendo, il pubblico adora lo show, quindi mi sento molto fortunato di farne parte.
Effettivamente, è davvero affascinante il modo in cui interpreti le diverse emozioni di Christian durante lo spettacolo. Hai preso ispirazione in qualche modo dalla versione di Aaron Tveit a Broadway o dal film? E cosa hai invece dato al personaggio che è solo tuo?
Ovviamente, ho visto il film; non ho visto lo spettacolo di Broadway, ma ho visto alcuni video online e conosco alcune persone coinvolte. Avevamo un ottimo team di registi, ma gran parte di ciò che ho creato credo sia molto personale, perché ci è stata data carta bianca. Quindi, anche se non è completamente farina del mio sacco, quasi mi sembra che lo sia.
Abbiamo fatto prove per 6 settimane e tutto si è sviluppato in modo naturale e organico. Quello che mi piace della mia versione di Christian è l’enfasi sul suo percorso. Non passa molto tempo durante l’arco narrativo, forse alcuni mesi, ma lui cresce e diventa un uomo tra l’inizio e la fine, e proprio alla fine, l’amore della sua vita muore, ma a quel punto lui è abbastanza maturo e saggio da considerare le cose a lungo termine, non pensa cose del tipo, “Oh, la mia vita adesso è finita”, piuttosto dice: “Ti amerò per il resto della mia vita, ora ne sono sicuro, anche se tu non ci sei più”. Penso che sia un viaggio davvero bello per lui.
Qual è la tua parte/il tuo momento preferito di quel musical?
Tutto a partire da quando inizia a mettersi male! [ride]
I Bohémien credono nei valori dell’amore, dell’arte e della bellezza, tutti elementi vitali per alimentare la scena musicale, che ha un cuore pulsante nel West End. Credo che negli ultimi anni si sia diffuso un nuovo interesse per i musical, e lo percepisco in particolar modo perché provengo da un Paese in cui non esiste nulla di simile a Broadway o al West End, nemmeno come concetto. Hai notato qualcosa di simile anche tu? Una nuova percezione, una rinascita del musical come genere e forma di intrattenimento?
Sì, l’ho notato anche io e penso sia fantastico. Credo che gran parte di ciò sia dovuto al fatto che, dopo la pandemia, durante la quale abbiamo guardato solo TV e film nelle nostre case per due anni, possiamo tornare a vivere l’esperienza teatrale, che è qualcosa di collettivo. Penso che sia un modo molto più potente di vivere l’arte quando sei con altre persone, perché puoi nutrirti delle emozioni di tutti quando assisti a una performance dal vivo, cosa che non può essere ricreata. Ma è anche bello che produzioni come “Hamilton” e “Come From Away” abbiano delle versioni cinematografiche, così che tutti possano conoscere quelle storie; di conseguenza, il teatro ora è più accessibile alle persone che vivono in Italia, ad esempio, dove non c’è Broadway e non c’è il West End. Penso che questa novità apra molti spiragli, quindi chi vive in luoghi in cui non c’è la cultura del teatro il teatro fisico, può comunque vederlo per altre vie e capire di cosa si tratta.
Il teatro è una delle forme di intrattenimento più antiche che abbiamo, nessuno lo lascerebbe mai morire, bisogna semplicemente che si adatti ad un nuovo mondo, cosa che penso stia succedendo ora.
“Penso che sia un modo molto più potente di vivere l’arte quando sei con altre persone, perché puoi nutrirti delle emozioni di tutti…”
Hai anche recitato in alcuni film e produzioni televisive. Ti piacerebbe esplorare ulteriormente quei mondi in futuro?
Sì, assolutamente! Ho sempre fatto TV e film insieme al teatro, e fanno sicuramente parte della mia carriera, direi, e ci sarà altro il prossimo anno, sono piuttosto entusiasta. Se potessi fare tutto, sarei felice!
Attore, cantante e musicista. In che modo tutti questi elementi ricoprono un ruolo nella tua vita?
Direi che tutti hanno la stessa origine. Amo creare e ho la fortuna di avere gli strumenti per farlo in diversi modi. Nulla mi rende più felice che sedermi e suonare la chitarra o lavorare ad una sceneggiatura. Non importa davvero quale forma prenda la creatività, trovo così emozionante a prescindere l’atto del creare qualcosa che non c’era prima, e se lo fai con altre persone, è ancora meglio.
Essere te stesso e interpretare qualcun altro, ovvero interpretare vari personaggi. È difficile, dal punto di vista della salute mentale, trovare un equilibrio tra queste due modalità di essere? C’è qualcosa che ti aiuta a ritrovarti quando ti senti perso o sopraffatto?
Gran bella domanda. Nel caso di JD era diverso, perché lui è un personaggio molto oscuro, ma in effetti sento una certa responsabilità nei confronti di personaggi problematici come lui, perché si tratta di interpretare persone che hanno vite complesse e caso vuole che si trovino in un musical. Quindi la responsabilità che ho è quella di cercare almeno di capire come si sentono quelle persone.
Penso che sia importante prendere sul serio i periodi di pausa, perché ci si può lasciar prendere troppo e consumare molto rapidamente se si continua senza sosta su quel tipo binario.
Quindi… andrai in vacanza per fare una pausa? [ride]
Sì! [ride] La settimana prossima vado in Croazia. Poi finirò con “Moulin Rouge!” a metà ottobre, e ho in programma anche un po’ di tempo libero, in cui forse andrò a New York.
Qual è una canzone che rappresenta questo momento della tua vita?
Sto ascoltando molto P.J. Morton al momento, è un artista straordinario e un cantautore incredibile, e anche la sua voce è incredibile, quindi sceglierei una delle canzoni di P.J. Morton.
Solitamente crei una playlist per i tuoi personaggi?
No, non creo una playlist, ma sicuramente ascolto musica per entrare nel personaggio, a volte. È come una scorciatoia per entrare nella testa del personaggio. La maggior parte delle volte, quando faccio così, di solito è solo una canzone, quindi cerco e trovo la giusta canzone e quella diventa la mia routine, la faccio partire e mi lascio trasportare.
Quindi è un tuo rituale prima di uno spettacolo.
Sì, direi di sì! Anche se, con Christian, non ho una canzone, piuttosto un’atmosfera in cui mi immergo, o al massimo ascolto diverse canzoni, ma per i personaggi più oscuri mi piace avere una canzone “trigger” che mi metta in uno stato mentale particolare. Ma con Christian, dato che all’inizio lui è così felice e poi tutto va a rotoli, non puoi scegliere una canzone sola e specifica, non funzionerebbe.
Qual è l’ultima cosa che hai scoperto di te stesso grazie al tuo lavoro?
Difficile rispondere a questa domanda, lo ammetto. Trovo sempre che una volta che finisco di interpretare un personaggio, solo allora mi rendo conto di cosa ho imparato perché è complicato essere auto-riflessivi quando si cerca di vivere l’attimo. Ogni personaggio mi insegna qualcosa perché mi permette di comprendere una persona diversa per un certo periodo di tempo, e ogni volta che comprendi una persona, penso che impari qualcosa anche su te stesso perché è una lezione sui sentimenti umani e, di conseguenza, finisci per chiederti: “Se così è come si sentono gli altri, come reagirei io a quella situazione?”.
È una domanda davvero interessante, ci penserò quando finirò “Moulin Rouge!” [ride] e ti farò sapere!
Qual è un musical che vorresti adattare in un film? E un film su cui baseresti uno spettacolo teatrale o un musical?
Ci sono molte cose che penso funzionerebbero benissimo come musical, ma altre ancora sono perfette nella loro forma originale. Molti film che mi piacciono, ad esempio, sono inadattabili in musical. Per esempio, “Into the Wild”, che è uno dei miei preferiti, un film praticamente con un personaggio solo che parla di questo ragazzo che affronta la sua umanità; ecco, quello non so come potrebbe funzionare come musical, ma mi pare un buon esempio.
“Ogni volta che comprendi una persona, penso che impari qualcosa anche su te stesso”
Hai un musical o un personaggio preferito?
Non mi capita mai di guardare qualcosa e pensare: “Voglio interpretare quello”. Una delle cose che preferisco è fare cose nuove, creare un ruolo da zero, quindi quando vedo qualcuno interpretare una parte, mi limito a considerare quanto sia bravo o brava. Sono molto più interessato a vedere le parole su una pagina e poi creare qualcosa di nuovo e fresco basandomi su quelle, quindi non ho davvero uno spettacolo o un personaggio che mi abbia mai fatto pensare, “Oh, vorrei tanto farlo”. Sono sempre alla ricerca di nuove sfide e nuove opportunità di fare qualcosa di diverso.
Che libro stai leggendo adesso?
Di recente ho finito un libro chiamato “Into the Grey Zone”, un saggio che parla di un neuroscienziato che esamina il cervello delle persone in stato vegetativo. È tutto vero, lui è un pioniere e ha scoperto che molte di queste persone che pensiamo siano “morte cerebralmente” in realtà non sono inconsapevoli delle cose che accadono intorno a loro, ed è affascinante. Onestamente, mi piacerebbe fare qualcosa su questo argomento in futuro.
Di cosa hai paura?
Direi che la paura del fallimento sia una delle mie più grandi. Ovviamente, come attore, si è abbastanza esposti, soprattutto a livello di personalità, e molte persone sono lì che osservano ciò che facciamo, quindi il fallimento per me è una forza trainante per arrivare al successo; a causa della mia paura del fallimento, mi assicuro di fare tutto il possibile per non fallire, ed è ciò che mi ha aiutato effettivamente ad avere successo! Quella paura mi è utile, posso sfruttarla per monitorare il successo.
Il tuo più grande atto di ribellione?
Mi piace fare le cose a modo mio.
Non ho mai studiato recitazione, non ho frequentato alcuna “scuola ufficiale” di recitazione o canto, quindi suppongo che il mio più grande atto di ribellione sia proprio trovare il mio modo personale di fare le cose. Ci sono voluti alcuni anni per capire cosa significasse esattamente, ma credo che il mio più grande atto di ribellione sia semplicemente cercare di essere me stesso sempre.
Qual è la tua isola felice?
Il palcoscenico, o sul set di un film, o anche quando non faccio niente, seduto nel mio camerino o ovunque. Amo semplicemente esistere in quel mondo.
“Amo semplicemente esistere in quel mondo”.
La mia ultima domanda è in realtà più una mia curiosità, perché io sono una delle tante persone impazzite quando la tua performance di “Meant to be Yours” tratta da “Heathers” è diventata virale sui social l’anno scorso. Qual è stata la tua reazione quando te ne sei accorto?
È stato affascinante! Ovviamente, mi sono sentito orgoglioso che qualcosa che avevo fatto avesse influenzato così tante persone, quindi è stato incredibile. Billie Eilish ci ha anche fatto qualcosa su, il che è stato piuttosto assurdo. Ancora oggi, la gente mi parla di quella performance, quindi sono contento che l’abbiano apprezzata.
Photos & Video by Johnny Carrano.
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