Due fratelli. Dal Venezuela all’Italia, passando per l’affascinante Nord Europa, la calda Spagna, la rigorosa Svizzera. Contaminazioni, studi, formazione, passione.
E un’immersione nell’universo degli occhiali, settore in cui hanno creato un brand che parla di arte, di unicità, di innovazione. Valentina e Gabriel Hernandez ci presentano Portrait Eyewear.
1) Innanzitutto… cosa è Portrait Eyewear?
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Valentina: Portrait è un brand di occhiali fatti a mano, creato da me e mio fratello Gabriel in Italia con lo scopo di riprendere quella che è la manifattura artigianale vera, genuina, ma ridandole un nuovo spirito, quello del design contemporaneo. È un marchio molto influenzato dall’arte contemporanea nella sua identità.
Si chiama Portrait perché si ispira anche alla fotografia. Il nostro obiettivo è quello, infatti, di creare ritratti di artisti che in qualche modo hanno dato e danno un apporto innovativo alla società, e questo lo vogliamo fare incorniciando con i nostri occhiali quella che è la loro unicità.
2) Quanto l’aver viaggiato per il mondo e aver incontrato diverse culture vi aiuta e vi ha aiutati nell’ideazione e nella realizzazione del progetto? Quanto c’è di italiano in questo brand e quanto di internazionale?
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Gabriel: Più che di viaggi, io parlerei soprattuto del nostro background. Le ricerche che abbiamo fatto, la formazione influenzano particolarmente il nostro lavoro. Ci ispiriamo alla fotografia, perché io ho studiato quest’arte, oltre al cinema. Valentina ha fatto design, ha studiato comunicazione e giornalismo, quindi sa come trasmettere le idee.
Essere nati in Venezuela, avere viaggiato molto (Irlanda, Spagna, Svizzera…) ci ha offerto un sacco di opportunità, ci ha permesso di conoscere gente diversa e sperimentare cose che sicuramente arricchiscono quotidianamente il nostro lavoro e lo sguardo con cui ci approcciamo alla vita in sé.
Valentina: La nostra è un’esperienza ibrida. Da una serie di intersezioni nascono opportunità di innovazione. La multiculturalità contraddistingue noi e il nostro operato.
3) Occhiali artigianali, autentici. In cosa si differenziano rispetto gli altri brand? In cosa sta la loro originalità?
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Valentina: Da una parte il design è totalmente originale. C’è poi una ricerca di identità, diamo cioè continuità ai vari modelli delle diverse collezioni. Altro punto di forza è l’uso del colore: nonostante il nostro occhiale sia minimal, l’ispirazione dal mondo dell’arte ha permesso l’uso di colori molto brillanti e abbinamenti particolari. Non dimentichiamo la cura del dettaglio, possibile grazie al percorso che facciamo continuamente con i nostri artigiani.
4) A chi consigliate i vostri prodotti?
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Gabriel: Non c’è un’età precisa a cui ci rivolgiamo. Li consigliamo comunque a chi sta cercando qualcosa di diverso, di colorato, spinto, a chi ama la cura del dettaglio. Una persona esteta, in pratica.
Valentina: Abbiamo scelto di posizionare il prodotto in negozi indipendenti, lontani dalle multinazionali. Il cliente tipo è quindi in ricerca, educato, colto, conosce il design, ama il prodotto fair trade ed è disposto a pagare per la qualità.
5) Guardando il prodotto si respira arte, musica, cinema. Quali sono le vostre fonti di ispirazione?
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Gabriel: Ci piacciono gli artisti che hanno provato qualcosa di diverso. Per me una delle fonti di ispirazione è il post punk.
Valentina: Ci ispiriamo a quei personaggi che hanno segnato un momento storico perché hanno portato innovazione, hanno avuto il coraggio di fare qualcosa di diverso. Alcuni nostri occhiali femminili danno tributo a quelle donne che, nella vita, hanno avuto un approccio femminista nel dire la loro opinione, come Frida Khalo.
Guardiamo non solo agli artisti del passato, ma anche a quelli emergenti, che promuoviamo attraverso la nostra campagna.
6) E quali sono i vostri artisti, quadri, film, canzone preferiti?
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Gabriel: David Bowie; Autoritratto con sigaretta di Chuck Close; il Neorealismo italiano e la Nouvelle Vague sono due correnti cinematografiche che amo molto, un film che mi piace tanto è “Ieri, Oggi e Domani”; l’album The Idiot di Iggy Pop.
Valentina: Caravaggio; La primavera di Botticelli; The Truman Show; Karma Police dei Radiohead.
7) Nasce prima il nome o il prodotto?
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Gabriel: Prima creo un concetto, poi disegno e, infine, lo nomino.
Valentina: La collezione è ispirata ad un momento storico. Per esempio, la seconda collezione al futurismo. All’interno di questa corrente ci sono molte figure che hanno rappresentato quel movimento. Una volta pronta la forma, vediamo chi tra questi personaggi è quello meglio riconducibile al prodotto.
8) Come si incontrano artigianalità e tecnologia/design nei vostri prodotti?
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Valentina: È difficile non parlare di industria 4.0. Anche nei nostri occhiali, in fase di progettazione, c’è una forte componente tecnologica; è inevitabile una fase di industrializzazione. Ma è nella seconda fase, cioè durante la piegatura, i pre-incollaggi, l’assemblaggio, le finiture che ritroviamo la parte puramente manuale e solo con esperti artigiani si può raggiungere la qualità. Possiamo dire che c’è quindi un abbinamento tra fasi industriali e artigianali.
Anche nella fase di commercializzazione c’è il coesistere tra il negoziante, che diventa il nostro ambasciatore, e l’e-commerce, piattaforma digitale con i suoi limiti, ma anche le sue enormi possibilità di arrivare a tutti. Insomma, c’è un giusto equilibrio tra questa doppia realtà.
9) Quali sono i vostri ruoli in Portrait Eyewear?
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Valentina: Gabriel è il designer. Io mi occupo dell’aspetto commerciale, marketing, strategico. Ma lavoriamo sempre in team, confrontandoci continuamente. E poi ci sono gli artigiani che danno un contributo enorme per creare il prodotto che sogniamo.
10) E a proposito di sogni… qual è l’occhiale che ora vorreste inventare?
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Gabriel: Mi piace l’idea di mantenere l’identità con le collezioni precedenti, che si capisca sempre che quel prodotto è Portrait. Comunque c’è la volontà di fare qualcosa di bello, ma soprattutto di intelligente, low tech.
Valentina: Più che l’occhiale, nostro sogno è scrivere la storia dell’occhiale. E continuare a reinventarci, sempre sulla base di un’identità chiara, sopravvivendo alle sfide del mercato.