Scarpe: una parola, mille accezioni. Dalle amanti della moda che più ne hanno e più ne vorrebbero, ai diversi significati culturali che hanno avuto nei secoli e nei diversi paesi del mondo, le scarpe hanno sempre svolto un ruolo importante nelle nostre vite: ci donano una determinata immagine in base al momento in cui le indossiamo, ci fanno sentire sicuri di noi, ci rendono parte di un gruppo e ci aiutano a camminare, o a correre addirittura, verso la realizzazione dei nostri sogni. Le portiamo tutti i giorni, le compriamo in continuazione ma ciò nonostante conosciamo ben poco sulla loro storia e su quella dei loro modelli iconici, quelli che ogni fashion addicted vorrebbe e che si ferma immancabilmente ad ammirare ogni volta che può.
Quando si dice: partire dalla Preistoria. La loro origine risale al Paleolitico, quando si afferma come materiale principale la pelle, tutt’oggi considerata fondamentale nel settore. Per gli Antichi Egizi erano una prerogativa della nobiltà, mentre schiavi e poveri camminavano scalzi. Allo stesso modo Greci e Romani avevano fatto dei sandali uno status symbol, basti pensare ai modelli coi lacci alti fino al ginocchio, e per tutte queste civiltà ad ogni ceto sociale erano associati determinati colori (come il rosso e il giallo ad esempio, utilizzati solamente per le calzature nobili).
Durante i secoli successivi si mantenne la distinzione in base al ceto, determinata dai materiali utilizzati e dalla presenza o meno di dettagli elaborati o preziosi, ma non era insolito che uomini e donne portassero gli stessi modelli, tacchi inclusi: basti pensare alle calzature barocche o a quelle indossate da Luigi XIV e dalla nobiltà intera fino a inizio ‘800. Certi monarchi hanno poi contribuito al successo o alla scomparsa di certi modelli: il già citato Luigi XIV portava tacchi esagerati per nascondere la sua bassezza, mentre Enrico VIII diede l’ordine di produrre solamente scarpe larghe almeno 6 cm per poter nascondere la gotta.
Nel 1800 si ha finalmente la divisione tra modelli maschili e femminili, sia in quanto a stile che materiali utilizzati. In questi anni, cresce esponenzialmente l’utilizzo degli stivali mentre il tacco maschile viene fissato alla misura di 2,5 cm. Risale al 1818 invece la differenziazione tra scarpa destra e sinistra: è in questo momento che viene introdotto il concetto di comfort affianco a quello di praticità.
Nel 1900 l’industria calzolaia cresce esponenzialmente grazie anche all’introduzione di determinate tecnologie che portano alla produzione di modelli più originali. Se i modelli maschili restano pressoché gli stessi anche dopo la II Guerra Mondiale, quelli femminili invece fanno letteralmente passi da giganti in termine di stile e di varietà, una crescita dovuta soprattutto alla nascita e all’evoluzione dei più noti marchi di moda che iniziano a produrre, accanto ad abiti e accessori, anche le calzature. A tornare ad aumentare in termine di lunghezza è il tacco, che raggiunge altezze vertiginose negli anni ’70 con le zeppe, mentre subisce una decrescita negli anni ’80 e ’90.
Oggigiorno ci sono scarpe per ogni occasione, gusto e preferenza: l’idea alla base del lavoro della maggior parte degli stilisti non è più incentrata sui concetti di comodità e funzione, quanto piuttosto su quelli di estetica e creatività. A questo proposito, ci sono dei modelli di lusso diventati ormai iconici che continuano a dettare tendenza, siano essi risalenti a inizio ‘900 o di recente creazione: sono quelle scarpe che tutte noi vorremmo nel nostro guardaroba. Come disse Bette Midler: “Date a una donna le scarpe giuste e conquisterà il mondo” e con un paio delle scarpe qui elencate, siamo sicure che ogni donna sarebbe in grado di conquistare tutto ciò che vuole (mondo compreso)!
SALVATORE FERRAGAMO
Rainbow
La zeppa è un’invenzione di Salvatore Ferragamo e nasce in un periodo drammatico della storia italiana, quello del Fascismo, quando l’Italia intraprende la strada dell’autonomia. A Salvatore, che si trova a Firenze dopo una lunga permanenza negli Stati Uniti, vengono dunque meno alcuni materiali essenziali per le sue creazioni. Nello stesso momento, grazie ai suoi studi sull’anatomia del piede effettuati negli Stati Uniti, realizzata che tutto il peso del corpo poggia in un unico punto, collocato sotto l’arco, da cui poi viene distribuito alle estremità. Per questo inventa e brevetta nel 1931 una lamina metallica, il “cambrione”, un sistema di rinforzo per l’arco del piede leggero e capace di supporto allo stesso tempo. Subito dopo chiude completamente lo spazio tra il tacco e la suola impiegando un materiale come il sughero sardo sagomato. Nasce così la zeppa, destinata a diventare una delle più celebri invenzioni della moda anni Quaranta e ampiamente apprezzata e indossata ancora oggi, e in particolar modo il sandalo Rainbow, dedicato a Judy Garland: realizzato con tomaia in capretto, la sua alta zeppa bombata è ricavata con vari strati di sughero ricoperti di camoscio. Inizialmente etichettate come “scarpe ortopediche”, riscontrarono in realtà un successo strepitoso, prima in America e poi in Italia.
Nel 1993 a Christian Louboutin, in attività da circa due anni, venne l’idea di realizzare una scarpa ispirata ai fiori di Andy Warhol: “Il prototipo, un tacco rosa decorato con un fiore di stoffa cartonato, era arrivato dall’Italia e ne fui molto felice, perché era simile al disegno”, ricorda Louboutin “Ma il disegno aveva comunque un qualcosa di più e non riuscivo a capire cosa. Fissavo questa grande suola nera, e poi, grazie a Dio, notai una ragazza, la mia assistente, che si stava mettendo lo smalto rosso sulle unghie.” Louboutin afferrò lo smalto e lo stese sulla suola del prototipo. “Questo è il disegno!” urlò. Louboutin decise dunque di colorare di rosso le sue suole come fosse una dichiarazione. “Ho pensato – Oh mio Dio! Le suole rosse sono così civettuole – e i miei clienti mi hanno chiesto di non fermarmi mai nel produrle”. Questa affermazione ha attirato la sua prima cliente importante, la principessa Caroline di Monaco. “Il colore rosso lucido delle suole non ha alcuna funzione se non quella di identificarle al pubblico come mie. Ho scelto questo colore perché è coinvolgente, civettuolo, memorabile, è il colore della passione.” Fortunatamente Louboutin non usa più lo smalto rosso per dipingere le scarpe, ma sappiate che è in vendita uno smalto chiamato “Rouge Louboutin” che è esattamente dello stesso colore delle sue suole iconiche.
CHRISTIAN LOUBOUTIN
Red Soles
ALEXANDER MCQUEEN
Armadillo
Gli stivaletti “Armadillo”, alti 30 cm e appartenenti alla “Plato’s Atlantis Collection” (S/S 2010) è tra le calzature più importanti disegnate da Alexander McQueen. Pensati per allungare ed estendere la gamba, presentano l’incontro ossimorico tra il tacco appuntito che ricorda un artiglio e la parte anteriore morbida, come quella di una ballerina in punta di piedi. Ogni “Armadillo”, così chiamato per la forma che ricorda l’omonimo animale, è stato scolpito a mano partendo dal legno: il rivestimento e la tomaia sono stati prodotti individualmente e necessitano di quattro cerniere (due per il rivestimento e due per la tomaia) per consentire l’accesso al piede. Anche se impegnativi da indossare a causa della loro altezza e peso, presentano una sorta di rigonfiamento sopra le dita dei piedi che permette a chi lo indossa di sollevare lo stivaletto più facilmente quando si cammina. Le scarpe Armadillo sono incontestabilmente la cosa più strana e sorprendente creata nella negli ultimi anni. Presentate durante la prima sfilata trasmessa in diretta streaming e online, hanno suscitato parecchi dubbi sulla loro praticità. Una delle modelle in seguito disse: “Non potevo camminare. Così sono andata a cercare Lee (Alexander) e gli ho detto – Non posso camminare con queste scarpe, potrebbe essere un disastro. Che cosa succede se le ragazze cadono? – e lui mi disse – Se cadono, cadono.“ Nonostante la superficialità che queste parole potrebbero trasmettere, in realtà lo stilista prima della sfilata guardò tutte le sue modelle negli occhi per dire loro quanto fosse orgoglioso, quanto fossero perfette… Gli diede talmente tanta fiducia da far accadere l’impensabile: nessuna di loro cadde. E McQueen allora capì che il mondo ha bisogno solamente della fantasia, e non della realtà.
“Le scarpe aiutano le donne a trasformarsi.” Manolo Blahnik è uno dei designer più influenti al mondo, ma è anche il calzolaio più atipico della sua generazione. Oggi venerato per le sue creazioni uniche ed eleganti, la sua reputazione non sarebbe quella che è oggi senza il vero e proprio culto che Carrie Bradshaw gli ha dedicato nella serie tv “Sex and the City”, esemplificato dalle iconiche Hangisi. Queste pump di raso con il tacco alto e le punte appuntite sono immediatamente identificabili grazie alla grande fibbia quadrata e ornata con cristalli Swarovski sul davanti. L’ispirazione viene dalle Corti italiane e dalle figure di Napoleone, Giuseppina e Paolina Buonaparte. Le scarpe presentano tutto ciò che serve per essere identificabili come icone: un equilibrio sofisticato tra chic e sexy, il tutto senza dimenticare la comodità.
MANOLO BLAHNIK
Hangisi
VIVIENNE WESTWOOD
Pirate Boots
“Le scarpe devono avere dei tacchi molto alti così da mettere la bellezza della donna su un piedistallo.” ‘Detto fatto’ per Vivienne Wetwood, che con la sua collezione “Pirate” nel 1981, si impone sulle scene della moda. La collezione è composta da look colorati, bandane, cappelli da veri e propri capitani di vascello e loro, i Pirate Boots. Fatti a mano a Londra, vengono riproposti in ogni collezione e sono ormai diventati l’emblema dello stile “rilassato”. Una tomaia flessibile conferisce agli stivali un aspetto totalmente morbido e disinvolto. Poiché il cuoio non è trattato, il colore si fa più caldo col passare del tempo. Le scarpe di Vivienne Westwood, e i Pirate Boots, in particolar modo, sono innegabilmente diventati icone della moda “Made in England“. Richiedono una tale lavorazione che, nel caso in cui non fossero disponibili in negozio oppure online, prevedono un tempo d’attesa di 6/8 settimane!
Siamo nel 2010: i due direttori creativi di Valentino, Pierpaolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri lanciano l’ormai inconfondibile modello di scarpe Rockstud, aggiungendo in questo modo una nota ribelle e giovane allo spirito classico ed elegante che ha sempre contraddistinto il brand. Punta accennata, sottili cinturini di pelle, ricoperte di borchie che cingono il piede e la caviglia, sono diventate nel 2014 le it-shoes dell’anno. Nelle loro tre varianti (tacco 10 cm, 6,5cm, oppure ballerina), queste scarpe sono riuscite a conquistare il cuore di tutte. Le piccole borchie dorate hanno portato una ventata di freschezza all’interno della maison, riuscendo allo stesso tempo a convivere con la storia e il fascino del marchio. L’evoluzione negli anni sembra incarnare perfettamente la linea guida proposta dai due nuovi direttori creativi, una visione del mondo Valentino incisiva, sensuale e a tratti dark, ma sempre aggraziata. C’è equilibrio tra forza e delicatezza; la linea è sintetica, precisa e il senso di eleganza esprime l’idea di contemporaneo. Dai primi modelli nude o neri con le borchie dorate, le versioni disponibili sono ormai molte: colori fluo a contrasto, con borchie tono su tono, maculate in cavallino, in Pvc, rainbow print. Il tocco in più? La partecipazione come testimonial d’eccezione, per le ultime campagne pubblicitarie, di Terry Richardson.
VALENTINO
Rockstud
YVES SAINT LAURENT
Tribute Heels
Francesco Russo ha iniziato a lavorare come designer di scarpe per Yves Saint Laurent nel 2000. Al fianco di Tom Ford e di Stefano Pilati, egli ha dato vita a diverse creazioni uniche per YSL, tra le quali troviamo le Tribtoo, i Cage Boots e gli eleganti Tribute Heels. Lanciati nel 2009, questi sandali mostrano l’influenza delle calzature fetish in termini di design, con il loro tacco alto, l’utilizzo della vernice e il rialzo nella parte anteriore. E di fetish non parliamo a caso, visto che sono ispirate alle scarpe solitamente indossate dalle ballerine di pole dance: la forma del tacco favorisce il sostegno al palo mentre la forma consente una maggiore altezza grazie alla quale slanciarsi con il proprio corpo. Rivisitate in chiave femminile senza tuttavia perdere la loro allure sensuale, sono scarpe confortevoli nonostante il tacco elevato. Come dichiarato dal loro progettista Francesco Russo, “scarpe significa sesso“.
Aldo Gucci, figlio del fondatore Guccio Gucci, nel 1953 decide che il marchio che portava il nome di famiglia dovesse entrare anche nel mercato della calzatura. Il modello scelto per l’impresa è un pratico mocassino unisex, di pelle o di camoscio, decorato da un morsetto di metallo ispirato a morsi e briglie usati nell’equitazione. Sono uno status symbol senza averne la superficialità, capaci di definire uno stile senza bisogno di altri effetti. Nel 1985 diventano persino parte della collezione permanente del Metropolitan Museum of Art di New York. Tutti i modelli mostrano l’applicazione del rinomato morsetto a un’ampia gamma di materiali, come vernice, pitone, struzzo, coccodrillo, satin e canvas e l’abbinamento ad altri classici simboli della Maison, quali il nastro a strisce, il bambù e le doppie GG. La rivoluzione arriva nel 1989 quando il mocassino diventa anche, in scala ridotta, una calzatura femminile. A sua volta, al mocassino è stato applicato il tacco per dare slancio alla gamba e alla silhouette. La maison Gucci nelle ultime collezioni li ha rinnovati con nuove texture e forme senza tuttavia dimenticare il passato glorioso di questa calzatura pratica e anticonvenzionale.