C’è qualcosa di disarmante in Martina Guidotti. Forse è la sua autenticità, quella capacità di mostrarsi per com’è – senza filtri, senza compromessi – in un mondo, quello della moda, che ancora oggi tende spesso a ingabbiare le persone in canoni rigidi e ideali prestabiliti. Modella, content creator e studentessa, Martina rappresenta una nuova generazione di donne che usano la moda non come maschera, ma come strumento di libertà.
Dalle sue parole e dai suoi pensieri, si percepisce una consapevolezza che arriva solo da chi ha imparato a guardarsi dentro, da chi ha conosciuto la fragilità, ma l’ha trasformata in una forza gentile. La moda per lei è ossessione e linguaggio, gioco e rifugio, ma anche un mezzo per raccontare il proprio mondo interiore.
Con Martina, abbiamo chiacchierato di autopercezione, dell’importanza di valorizzarsi, della ricerca di equilibrio tra vulnerabilità e forza. Perché, come dice Martina, a volte la più grande ribellione è proprio continuare a credere in sé stessi, senza cercare piani B.
Che ruolo ha la moda nella tua vita? Cosa rappresenta per te?
Per me la moda è proprio la mia vita, in tutti i sensi. È anche un po’ un’ossessione, ma in senso positivo: è la mia passione, il mio lavoro, quello che studio. Anche quando la testa non è lì, la moda c’è sempre nella mia vita.
Anche io sono super appassionata di moda. Trovo che, esattamente come il make-up per me, sia un po’ uno scudo, no? Un modo per esprimere come mi sento, ma anche per sentirmi più sicura.
Quello che mi piace della moda è che è un gioco di caratteri: tu ogni mattina, in base a come ti senti, come stai, puoi essere un personaggio diverso. Secondo me è proprio, come dici tu, uno scudo, un modo di affrontare la vita.


Ti capita di esprimerti anche attraverso il make-up o il beauty in generale?
Il beauty è qualcosa che ho scoperto recentemente. Sai, li ho sempre visti come due mondi estremamente diversi, moda e beauty, ma la verità è che li lega un fil rouge davvero forte. Ho scoperto, quindi, recentemente che anche il beauty mi può valorizzare tanto, anche nella sua semplicità, che sto imparando ad apprezzare, con i prodotti giusti o qualche skill per imparare a utilizzarli nel modo giusto, perché possano realmente dare un valore aggiunto a ciò che è l’outfit, o a ciò che siamo noi.


Tra l’altro, il nostro stile di vita è molto frenetico, siamo sempre in giro, forse riposiamo poco. Ti capita mai di fermarti e cercare un’abitudine o praticare un rituale per riconnetterti con te stessa?
Sì, io ho i miei rituali e sono anche super scaramantica, quindi ho bisogno della mia routine, anche in questo caos in cui non ho routine. Prima del lavoro, prima di eventi importanti, giornate importanti, richiamo un po’ i miei momenti, quelle ore in cui ho bisogno di stare da sola, con la mia musica, la mia atmosfera, i miei trattamenti. Mi piace tantissimo anche curare la cura dei capelli, farmi le maschere, per il viso per i capelli, lo scrub corpo.
Ti capisco, è un modo per entrare in contatto con sé stessi, no?
Sì, e per rallentare.

“Rallentare”

Esatto. Quali sono, invece, le sfide più grandi che hai incontrato nell’industria della moda per esempio?
I suoi canoni molto rigidi di bellezza.
Magari oggi la mentalità è un po’ più aperta, ma la rigidità resta. Le più grandi difficoltà che ho incontrato nel mondo della moda, a livello di modeling, social, ma anche vita di tutti i giorni, sono i “ma”, che purtroppo sono ancora tanto presenti. “Sei bellissima, ma…”, “Ti vorremmo, ma…”, “Non abbiamo le taglie, ma…”. Sicuramente si è imparato tantissimo ad apprezzare la bellezza, e una cosa che mi piace tantissimo del mondo del beauty è anche questa, che ha molti meno “ma”. Il mondo del beauty è sicuramente più inclusivo, invece nella moda ci sono ancora troppi problemi, che diventano limiti.


Sai, noi l’anno scorso abbiamo allestito una mostra fotografica che si chiamava “Have you seen this body?” in collaborazione con Muriel De Gennaro. Abbiamo fotografato corpi non conformi, nudi artistici, proprio partendo dalla rabbia per i passi indietro che la moda ha fatto. Come descriveresti il rapporto con il tuo corpo ad oggi?
In continua evoluzione.
Non ti posso ancora dire sereno, forse proprio perché ho scelto il lavoro e la passione sbagliata per avere un rapporto sereno con il mio corpo. Penso che se facessi tutt’altro e avessi tutt’altre passioni, il mio corpo passerebbe in secondo piano, invece, è costantemente il focus del mio lavoro, della mia vita e di tutto quanto. Sicuramente, il mio rapporto con il mio corpo sta migliorando, perché sto acquisendo molta self-confidence, anche semplicemente nell’interagire con altre persone, conoscere altre persone “come me”.


Cos’è che ti ispira, che ti piace di più quando sei davanti all’obiettivo?
È paradossale, ma davanti all’obiettivo è come se tutte le mie paure, le mie insicurezze sparissero. È talmente grande la mia passione che le emozioni negative che provo davanti alla fotocamera svaniscono, tutti i limiti, tutti i problemi, le cose che nella mia testa molte volte sono sbagliate svaniscono.
Invidio tanto la tua sicurezza, è pazzesca, ti trasformi.
La sento tantissimo quando faccio le sfilate, questa cosa: magari fino a un secondo prima, mentre sono in backstage insieme alle altre, nella mia testa penso sempre, “Lei è più bella, è più magra, cammina meglio e io non sono abbastanza”. Poi quando sono davanti alla fotocamera, penso, “Ok, è il mio posto, sto davvero bene qui, mi sento io”. Quindi, forse questa è un po’ la magia che mi spinge a continuare a essere così tanto ossessionata e appassionata a questo mondo.

“È talmente grande la mia passione che le emozioni negative che provo davanti alla fotocamera svaniscono…”

Quando invece ti senti più vulnerabile e come riesci a trasformare quella vulnerabilità in forza?
La mia vulnerabilità più grande è il rapporto con me stessa, il mio non sentirmi mai abbastanza, mai giusta, mettermi sempre troppo in discussione. Non saprei neanche come faccio a trasformarla in qualcosa di positivo, in un punto di forza, ma ti direi che forse ci riesco con la mia incondizionata passione per questo mondo a 360 gradi.


E cos’è che ti fa sentire sicura di te e cosa invece ti fa sentire al sicuro?
Sicuramente l’outfit giusto, il makeup giusto, il sentirmi bene con il mio personaggio della giornata. È tanto un valore aggiunto, è tanto uno strumento forte per noi, soprattutto per chi magari è più insicuro, più fragile. Mentre cosa mi fa sentire al sicuro? Essere circondata da persone che realmente vogliono il mio bene, sia a livello lavorativo che personale. Io sono molto empatica.


E invece un consiglio di stile che ti rappresenta, qualcosa che fai e che vorresti consigliare anche ad altre persone?
La mia parola chiave è valorizzarsi, e si vede anche dai miei video. Sto imparando sempre di più che anche se si tratta dell’outfit, o del makeup meno in trend, se riesce a valorizzarci può diventare la cosa più stilosa di questo mondo, anche se non è di tendenza, insomma. Quindi, secondo me è importante imparare a valorizzarsi ed è la chiave per un bell’outfit, un bel makeup e, di conseguenza, per sentirci bene con noi stesse, sicure, e quindi apparire anche più belli agli occhi degli altri. Di sicuro conoscersi bene è importantissimo, così come riuscire a fermarsi per conoscersi bene, perché ci sono talmente tanti trend che si viene costantemente bombardati da mille cose.

“Di sicuro conoscersi bene è importantissimo, così come riuscire a fermarsi per conoscersi bene”

C’è stato un periodo in cui mi mettevo una matita per il contorno labbra veramente troppo fredda per me, che non mi stava bene per niente. Mi piaceva sulle altre, ma non mi fermavo a vedere veramente se stava bene a me.
Ecco, a volte pensiamo che se riusciamo a seguire perfettamente un trend, allora siamo super cool, super di tendenza, mentre magari quella cosa non ci valorizza e può essere solo un difetto, anche se non ci esalta per niente.

Comunque, io quando penso al tuo lavoro, a chi fa le attrici oppure, appunto come te, le modelle, che tante volte dovete entrare in personaggi diversi e magari facendolo imparate delle cose nuove su voi stessi. Qual è l’ultima cosa che hai scoperto su te stessa?
Hai detto una cosa bellissima, cioè “entrare in personaggi diversi”. Una cosa che ho imparato soprattutto in quest’ultimo periodo è che forse questo voler essere qualcun altro, o come qualcun altro, è per me un limite e che forse devo smettere di voler essere qualcun altro e cercare semplicemente di essere un po’ più me stessa. Perché le persone apprezzano tanto come sono io, lo vedo tramite i social, lo vedo nella vita reale, lo vedo quando incontro i ragazzi per strada e quindi, forse, questo mio voler sempre essere qualcun altro, fare quello che fa qualcun altro, a volte diventa solo qualcosa che va a discapito di quella che sono realmente io.
Sto imparando ad essere più me stessa in tutto, di questi tempi.


È bellissimo, perché poi da lì viene la libertà.
Sì, e questo è anche un motivo per cui, nonostante io ami il mondo del cinema e lo apprezzi tantissimo in quanto arte, non penso di essere la persona giusta per farne parte, proprio perché forse non ho ancora abbastanza self-confidence da riuscire a diventare qualcun altro. E forse va bene così.

Tu sei più un animale notturno o sei una mattiniera? Qual è il tuo momento preferito della giornata?
Io sono un early bird a tutti gli effetti. Mi devo alzare presto, devo fare la mia colazione, mi piace allenarmi la mattina, prendermi cura di me stessa. Amo la mattina, anche perché odio fare le cose di fretta, mi piace arrivare ed essere sempre pronta un pochino prima per fare le cose con calma.
Invece, qual è il paesaggio che vorresti guardare sempre fuori dalla tua finestra?
È banale se dico uno skyline di New York? Ho una connessione molto particolare con questa città, perché penso che racchiuda tutti i miei sogni, le mie idee, e che mi rappresenti tanto. Poi sono un po’ filosofica, quindi la vedo molto anche come una metafora: a New York la vita va super veloce, è una città super veloce, e questa è una cosa che mi rappresenta molto, con i miei mille obiettivi, sogni. Quindi sì, è un po’ la mia isola felice che vorrei vedere fuori dalla finestra.

Io ho vissuto un anno e mezzo a New York, quando avevo 24 anni. È stato bellissimo. Come dici tu, c’è un’energia incredibile lì, ci sono sempre tante cose da fare, da vedere. Quell’energia, però, dopo un po’, mi stava prosciugando: ci sono sempre mille rumori, mille cose, mille persone. Però è bellissima.
Sì, conosco tantissime persone che si sono trasferite lì e tutti dicono la stessa cosa: è una città che o ti fa prendere il volo o ti mangia. Però io la trovo estremamente stimolante: lì io mi sento diversa, mi sento capita. Auguro a chiunque di trovare quel posto nel mondo in cui si sentono diversi perché si sentono realmente loro stessi.
È verissimo. La cosa che mi piace di più di New York è la sensazione di libertà che ti regala. Lì sento di poter essere chi voglio, magari anche di vestirmi in un certo modo che non farei qui.
Esatto. Poi io forse sono anche molto condizionata dal mio fisico. Sai, quando ho avuto l’opportunità di lavorare a New York, l’approccio lì era completamente diverso, sia dal lato lavorativo che a livello sociale. Lì, quando dici “faccio la modella”, non devi specificare, “Faccio la modella curvy”.
Invece che consiglio daresti alla te del passato e cosa vorresti invece che la Martina del futuro ti dicesse?
Alla me del passato direi esattamente quello di cui parlavamo prima, cioè di non cercare di voler essere qualcun altro perché tutto arriva, tutto ha il suo posto. La me del futuro vorrei che mi dicesse, “Vivi con tranquillità, perché tutto andrà al suo posto”.

“Auguro a chiunque di trovare quel posto nel mondo in cui si sentono diversi perché si sentono realmente loro stessi.”
Quale diresti che è stato il tuo più grande atto di ribellione?
Io non mi sento una ribelle per niente, anzi, sono proprio agnellino. Forse, il mio atto di ribellione più grande è essere me stessa, voler avere questo sogno in questa società, questa ossessione, da cui nessuno mi sposta, di voler lavorare nella moda, di voler vivere di moda in una società che non concepisce tanto questo desiderio.
È una forma di ribellione delicata, secondo me, nel senso che non ti metti a urlarlo ad alta voce, ma nel tuo modo di fare, nel tuo modo di essere, sei ribelle.
Esatto, la mia ribellione è quando mi viene detto “Non ce la fai” e io dico “Ok, allora ce la faccio”. Essere ribelle non è proprio nel mio.
E invece il tuo più grande atto di coraggio?
La stessa cosa, voler essere così tanto testarda in un mondo e una società che non è così affine alla realizzazione del mio sogno. E soprattutto, secondo me la cosa che realmente può fare la differenza, oltre all’ossessione per la propria passione, è non avere i piani B. Il mio lavoro, quello che sto studiando, il mio lavoro sui social sono tre strade diverse, ovviamente, ma estremamente connesse: io non mi vedrei da nessun’altra parte se non nel mondo della moda, vivendo della mia passione. In quale forma? Non lo so, però il piano è unico.
Non voglio avere un piano B, voglio essere tanto coraggiosa da superare tutti gli ostacoli e provare a raggiungere il mio obiettivo.

Invece, qual è l’ultima persona o cosa che ti ha fatto sorridere?
Incontrare banalmente le persone e notare i dettagli che loro apprezzano e vedono di me, anche senza magari che io ne parli. Proprio quando, involontariamente sono me stessa, riesco a trasmettere cose davvero belle, dettagli, e mi fa sempre sorridere che la gente li percepisca e li apprezzi.
È molto bello, anche perché ti esponi in tanti modi diversi con il tuo lavoro, e sapere che a volte ci sono delle persone che notano di te delle cose di cui neanche tu ti accorgi penso sia molto bello, una delle parti forse più belle anche del tuo lavoro, no?
Sì, soprattutto perché uno dei complimenti che ricevo più spesso è che la gente apprezza quanto io sia vera, forse anche perché io non ho mai cercato di essere un personaggio. Inoltre, io non ho mai voluto parlare di inclusività, di body positivity, ma il fatto forse di non parlarne e di essere io così, semplicemente, con questa passione, questo lavoro, amplifica ancora di più il messaggio.
È vero, non sei lì a sventolare una bandiera: il solo tuo essere, chi sei e come sei, è già uno statement, non occorre neanche parlarne.
Forse, all’origine c’è una cosa negativa, perché il fatto che una persona con un fisico “diverso”, non conforme, faccia la modella, voglia fare la modella, ami vestirsi bene, per la gente “normale” è un messaggio fortissimo, mentre per me è normalità.
Certo. Invece, abbiamo parlato di coraggio, di ribellione, eccetera, ma qual è la tua più grande paura?
La mia più grande paura è non farcela, proprio perché, come dicevamo, non ho mai pensato a un piano B. Ho paura di arrivare ad un punto in cui realmente mi viene detto, “Basta, è finita”.


E invece cosa significa per te in questo momento sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Significa riuscire ad essere me stessa, perché quando non mi sento a mio agio, si scatena in me quella necessità di essere qualcun altro, qualcos’altro, che innesca nella mia testa un meccanismo che va a influire sul mio comportamento, e quindi su come io appaio nel modo in cui lavoro e in tutto, qualcosa di tossico, che non va bene.
Immagino sia un tema interconnesso con parte del tuo lavoro, quello sui social in particolare. Si parla spesso di social media e salute mentale, no? Perché, secondo me, bisogna avere i piedi ben piantati per terra per fare il lavoro che fai tu. Sai, io adesso ho 35 anni, ma la me di 16 anni mi chiedo se sarebbe stata così forte, con i social a disposizione, da riuscire ad affrontare quel mondo. Un mondo che per me è bellissimo, in cui lavoro anche io e ne vedo tutti i lati positivi, però mi chiedo sempre da più giovane come avrei reagito con tutte le mie indecisioni e paranoie, perché ne avevo e ne ho tantissime.
Sai, il fatto che io questo lavoro non l’abbia cercato implica forse che non ero nemmeno pronta. Mi rendo conto di quanto stia prendendo consapevolezza di me stessa e stia crescendo. Sono successi anche vari episodi in cui mi sono detta, “Le mie parole hanno valore” perché magari ho avuto un riscontro molto importante dalle persone a cui sono arrivate, e quindi così ho capito che devo lavorare sulle mie insicurezze e fragilità, che non sono però sempre e solo un difetto. Molte volte è la mia community che insegna cose a me o che fa scoprire cose di me a me stessa.
È una cosa molto bella, anche perché, essendo tu molto empatica, queste cose le riesci a percepire, le riesci a trattenere. Secondo me, è proprio in questo modo che si crea una vera community.
Certo, perché c’è un rapporto di connessione reciproca.

“Molte volte è la mia community che insegna cose a me o che fa scoprire cose di me a me stessa.”
E invece qual è la tua isola felice?
Il set, ti direi. Io lì sono felice, lì si spegne tutto. Le mie amiche mi prendono sempre in giro per questa cosa, perché quando sono sul set la mia testa si spegne, così come il telefono, letteralmente. Il set è proprio il mio posto. Per moltissimi è, invece, un posto estremamente tossico, di negatività, paradossale, ma io lì sono felice.
È importante anche circondarsi delle persone giuste, però sì, sul set entri in un campo mentale totalmente diverso.
Sì e mi rendo conto di essere anche molto più lucida. Pochi giorni fa, ero sul set, in una campagna, ed ero contenta perché mi piacciono le sfilate e le campagne, penso siano la parte più bella del lavoro della modella, ed è successa una cosa che io magari, in qualsiasi altro giorno della mia vita, avrei preso come un down totale, che mi sarei portata avanti per giorni, mentre lì, sul set, ho avuto la lucidità di dirmi, “Ok, doveva andare così, è andata così, si risolve”. Ho affrontato il problema in modo completamente diverso. Questo per dimostrare quanto io mi senta confident e sappia gestire le cose in modo diverso sul set, perché è il mio posto, io mi sento bene lì.
Bello, perché poi trovare il proprio posto io penso sia essenziale, anche perché ti fa capire per cosa vuoi lottare, il tuo obiettivo è sempre più chiaro. E poi, è un luogo sia fisico sia mentale a cui tornare e stare bene.
Esatto, e per questo, come dicevamo prima, la mia più grande paura è che qualcuno mi dica “No, lì non ci puoi più stare”. Poi, sicuramente la vita ti offre migliori occasioni e opportunità, quindi se ti toglie qualcosa è perché ti deve dare qualcos’altro.
Però, a me il set piace tanto.

Photos & Video by Johnny Carrano.
Makeup & Hair by Camilla Oldani.
Styling by Sofia Spini.
Assistant Styling Sofia Riva.
Thanks to Chanel Beauty.
Thanks to Chimera Agency.
Jewelry by Alisei Gioielli.
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