“C’era una volta”…
L’inizio di una storia, l’incipit di un momento destinato a durare nel tempo: anche la moda può essere letta in questa chiave romantica. Ma non tutta (purtroppo): solo quella sostenibile, basata sull’economia circolare, che fa del passato il suo presente e futuro. Proprio quella che (fortunatamente) fanno realtà come Vernisse, persone come Francesca ed Eugenia, che hanno trasformato la loro passione per il vintage e per i tessuti, in un brand di abbigliamento contemporaneo e artigianale.
Vernisse è molto più di una collezione di abiti made-to-order: è una celebrazione del Made in Italy, un amore per i tessuti e i materiali di un tempo, un desiderio di reinterpretare questi stessi in chiave contemporanea e un grande rispetto per la filosofia e produzione sostenibile. Quella che poi dona un valore aggiunto ad un capo, una sorta di promessa “per tutta la vita”.
Abbiamo incontrato Francesca ed Eugenia proprio per parlare del loro processo produttivo, circondati da stoffe, bottoni e manodopera, del significato che si dovrebbe attribuire a ciò che già si possiede o che si ricerca e dell’ascoltare e dare consigli costruttivi. Con pazienza e tenacia.
Come è nato il vostro amore per i tessuti, la moda e il vintage in generale?
Siamo da sempre appassionate di abbigliamento vintage e di tutti quegli oggetti che raccontano una storia, sedotte dalla cura dei dettagli e dall’originalità delle forme. Con le nostre collezioni cerchiamo di ridare vita a tessuti abbandonati e ad accessori di altri tempi, reinterpretandoli in una chiave contemporanea che possa raggiungere non solo gli appassionati di vintage.
Come si caratterizza il vostro processo di produzione?
Tutto inizia dai materiali. Abbiamo un nostro piccolo archivio di tessuti, passamanerie e bottoni collezionati in questi anni ma anche una bellissima rete di fornitori che ci mette a disposizione il proprio magazzino. Con questi ultimi lavoriamo in un’ottica di economia circolare: prima di produrre qualcosa di nuovo, utilizziamo quello che già è stato prodotto, trasformando i tessuti “dimenticati” in una risorsa essenziale. Tutti i capi Vernisse sono “made-to-order”, dal momento dell’ordine si aspettano due, massimo tre settimane; per noi è importante perché evitiamo di avere magazzino ed invenduto, per le clienti è un rieducarsi all’attesa e al desiderio di qualcosa “tailor-made”.
“Con le nostre collezioni cerchiamo di ridare vita a tessuti abbandonati e ad accessori di altri tempi, reinterpretandoli in una chiave contemporanea che possa raggiungere non solo gli appassionati di vintage”.
Quali sono i tessuti e le fibre che preferite includere nelle vostre capsule collection?
Vernisse è nato con un amore per la seta, per gli jacquard vintage e per le organze strutturate. Oggi usiamo tantissimo anche la lana, i devorée ed i velluti di seta (generalmente francesi). Di recente, abbiamo sviluppato una passione per i jersey vintage.
Quali elementi invece tenete in considerazione quando scegliete gli artigiani, i sarti e i vari fornitori e manodopera dietro ai vostri look?
Diamo grande importanza non solo alla scelta dei materiali ma anche alle lavorazioni, che sono alla base della qualità dei prodotti. Lavoriamo con piccoli laboratori sartoriali, in modo da rendere più limpida e tracciabile la nostra filiera di produzione e valorizzare il Made in Italy. Comunicare costantemente con realtà che affondano le proprie radici nell’artigianalità e poter imparare da loro è il valore aggiunto della nostra produzione.
“Comunicare costantemente con realtà che affondano le proprie radici nell’artigianalità e poter imparare da loro è il valore aggiunto della nostra produzione”.
C’è un ricordo, un momento particolare da quando avete fondato il brand a cui siete affezionate?
Ogni volta che scopriamo un prezioso archivio di materiali vintage è per noi un momento indimenticabile, e alcuni dei ricordi più belli sono legati a queste scoperte. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo avuto la fortuna di rilevare l’archivio di una merceria storica di Milano in chiusura: aprire tutti quei cassetti con meravigliosi bottoni, nastri e passamanerie ricamate è forse uno dei ricordi più entusiasmanti.
Quali sono i 3 capi iconici che rappresentano Vernisse?
La “Build Me Up” che è la nostra camicia con colletti amovibili ed accessori. É pensata per essere trasformata a seconda delle esigenze ed è perfetta quando si viaggia, con una sola base e diversi colletti si possono cambiare look ogni sera.
La stampa animalier zebrata in tutte le sue varianti, seta, lino e lana, su camicie, gonne ed abiti. Ci siamo innamorate di un pattern animalier in un archivio e lo abbiamo fatto stampare su tessuti up-cycled.
Le nostre nuove gonne, lunghezza midi e chiusura a portafoglio, caratterizzate da maxi-bottoni a contrasto con cui si regola l’ampiezza dello spacco. Amiamo realizzarle con tessuti mix and match o con rouches plissettate di colori a contrasto.
In che modo avete cambiato/state cambiando il vostro lifestyle per essere in linea con i principi della sostenibilità?
Il cambiamento per noi è iniziato molti anni fa, modificando piccole abitudini che si riflettono in tutti gli aspetti della nostra vita.
Da Girlboss creative quali siete, qual è stato il consiglio che si è rilevato più utile durante il vostro percorso?
Siamo sempre molto aperte ai consigli, cerchiamo di assorbire il meglio dalle persone che stimiamo negli ambiti che non sono di nostro competenza, valorizzando le loro capacità che sono complementari alle nostre.
Quali consigli invece dareste ai consumatori che vogliono avvicinarsi alla moda sostenibile?
Comprare meno, ma di qualità. Purtroppo, negli ultimi anni siamo stati abituati all’idea che si debbano comprare milioni di capi, che tutto debba costare il minimo possibile e che il prezzo giusto per una camicia sia quello di una t-shirt.
Se si considera che in quel prezzo finale oltre al mark-up del brand ci dovrebbe essere un equo compenso rispetto alle materie prime, la manodopera, le spese di logistica etc, ci rendiamo immediatamente conto che c’è qualcosa che non va.
Il nostro consiglio è perciò informarsi su ciò che si acquista, scegliere con cura i capi sicuri che ci rappresentino e che saremo felici di portarli per lungo tempo.
“Scegliere con cura i capi sicuri che ci rappresentino e che saremo felici di portarli per lungo tempo”.
Quale sarà secondo voi il futuro della moda e della comunicazione che, fortunatamente e finalmente, stanno iniziando sempre più a tener conto di valori quali sostenibilità e timeless?
C’è stata indubbiamente un’inversione di tendenza: dopo anni in cui il fast fashion ha dominato senza confini, oggi si parla finalmente di sostenibilità e c’è il desiderio di comprare in maniera più responsabile. All’interno di questa nuova tendenza di comunicazione bisogna però fare attenzione: il green-washing (ossia, cercare di dare una veste più etica alla propria produzione) è esso stesso una tendenza. Molti brand, piccoli e grandi, decidono di puntare su una comunicazione “conscious” e responsabile che non sempre è veritiera.
Ci sono piccoli accorgimenti da avere per orientarsi in questo mondo di marketing strategico: quando si parla di “satin” non crediamo che sia sempre satin di seta, potrebbe essere anche poliestere, i brand infatti spesso giocano sulla confusione. Le fibre miste non si possono riciclare: è difficile dunque che un capo prodotto da blend di filati possa veramente essere sostenibile. La manodopera ha un costo, e questo costo deve essere equamente assorbito nel prezzo del capo: dubitiamo quindi dei capi “conscious”, in tessuto organico, che costano comunque troppo poco.
“Dopo anni in cui il fast fashion ha dominato senza confini, oggi si parla finalmente di sostenibilità e c’è il desiderio di comprare in maniera più responsabile”.
Che cosa significa per voi sentirvi a vostro agio nella vostra pelle?
È un concetto ampio che nasce da una sicurezza ed accettazione di sé. Ci sentiamo a nostro agio quando indossiamo un capo di abbigliamento che ci rappresenta, che ha una bella vestibilità e che valorizza il nostro corpo.
Se poteste vivere nel passato, quale epoca scegliereste?
E se chiedessimo di poter passare una settimana in ogni decade? Troppa curiosità, troppe fonti di ispirazione e mondi da esplorare per poterne scegliere una sola.
Tramite il proprio lavoro, soprattutto quando è presente la creatività, ci si mette spesso alla prova. Qual è stata l’ultima cosa che avete scoperto di voi stesse?
Francesca: Tenacia e costanza, più di quanta mi aspettassi.
Eugenia: Ho scoperto un mio lato paziente che non conoscevo.
Il libro sul vostro comodino in questo momento.
Francesca: “La Profezia della Curandera” di Mamani. Un libro meraviglioso che sto rileggendo e che immerge nel potente universo femminile ed insegna che la vita è un viaggio alla conoscenza di sé, è amore, movimento e rinnovamento.
Eugenia: “Zia Mame” di Patrick Dennis. Un mio classico, adoro essere trasportata nella vita di Zia Mame, una donna eclettica ed esuberante che ne combina di tutti i colori.
Quali sogni vorreste proiettare sulla vostra prossima capsule collection?
Abbiamo una collezione di passamanerie ricamate che prenderà sicuramente vita nelle prossime capsule, su capi speciali e “limited edition”.
Sogniamo poi di poter realizzare un total look Vernisse, e non solo dunque camicie, abiti e gonne. Ogni modello richiede grande ricerca ed un attento studio di modellistica, ma speriamo di potervi far vedere presto delle novità.