Sostenibilità e fashion week: sembrano due concetti lontani tra loro, ma potrebbero invece rappresentare un punto d’incontro ricco di sinergie e di spunti utili in termini di innovazione responsabile, dove la creatività incontra l’etica e l’ambiente. In risposta alla crisi climatica (purtroppo), alle crescenti richieste dei consumatori consapevoli (fortunatamente) e alle tendenze che includono la sostenibilità tra le parole più ricercate (evviva), le settimane della moda, da Milano a Copenaghen, da Londra e Parigi fino a New York, iniziano a proporre in passerella l’importanza dell’impatto ambientale e a promuovere modelli più inclusivi e circolari. La strada è ancora lunga, ma le buone intenzioni ci sono: non bastano quelle a fare la differenza, ma con costanza e impegno, il cambiamento può avvenire. O meglio, DEVE avvenire. In che modo?
Materiali e approcci sostenibili

Sempre più designer includono nelle loro collezioni tessuti riciclati, look upcycled, fibre naturali come cotone biologico, canapa, lino o materiali innovativi derivati da scarti industriali, con l’obiettivo di ridurre l’impronta ecologica e di ricercare nuove strade creative che riducano l’impatto ambientale del settore della moda. Tra i brand che notoriamente applicano questa pratica, rientrano Stella McCartney e Gabriela Hearst, mentre alcuni pezzi iconici di accessori o look realizzati con materiali sostenibili vengono da Prada, Burberry o Patagonia. L’utilizzo di elementi eco-friendly si traduce, di conseguenza, nella riduzione degli sprechi e nella promozione di pratiche di lavoro giuste e a norma di legge, per garantire così la sicurezza e i diritti dei lavoratori in ogni parte del mondo.
Eventi e iniziative

Le fashion week stanno integrando nei loro calendari progetti specifici per valorizzare la moda sostenibile. A Milano, ad esempio, il progetto Designers for the Planet, seleziona brand emergenti che fanno della sostenibilità il fulcro delle loro collezioni. Sempre a Milano, ormai da anni si tiene il Green Carpet Awards, l’evento “mondano” che premia la sostenibilità nella moda e che inaugura la fashion week di settembre.
Eventi fulcro dedicati al dialogo tra moda e sostenibilità sono invece la Sustainable Fashion Week di Londra, una piattaforma per designer anche emergenti dedicata alle presentazioni delle collezioni sostenibili e al dialogo su una moda più consapevole, e la Fashion Revolution Week, che ha preso piede ormai su scala internazionale. Si tratta di una delle ricorrenze più importanti e significative in termini di attivismo nel settore della moda e che cade in concomitanza con il Fashion Revolution Day, ovvero il 24 aprile, l’anniversario del collasso del palazzo Rana Plaza avvenuto nel 2013.
Anche Parigi e la Fédération de la Haute Couture et de la Mode si stanno muovendo in termini di sostenibilità: ad esempio, hanno introdotto l’iniziativa Paris Good Fashion, che punta entro il 2030 a ridurre significativamente l’impatto dell’industria sulla scia di quella che al momento la fashion week con focus sulla sostenibilità più famosa al mondo, quella di Copenaghen.
Inclusività e impatto sociale

La sostenibilità non si esaurisce negli aspetti ambientali: un aspetto importante infatti riguarda anche la consapevolezza inerente a tematiche quali diversità e inclusività. Dalla presenza in passerella di modelli di ogni etnia, genere, età e fisicità, fino al sostegno a brand che promuovono equità di genere, giustizia sociale e trasparenza nei processi produttivi, si vuole delineare un nuovo modello di moda: più rappresentativo, più giusto, più democratico. In altre parole, più umano.
Trasparenza e normative

Sempre più brand sono chiamati a condividere pubblicamente il proprio impegno in tema di sostenibilità, in linea con normative come il Green Claims Directive, che spinge le aziende a comunicare i propri obiettivi, risultati e processi produttivi con i consumatori. Anche le fashion week di riflesso stanno adottando un approccio più trasparente, rendendo pubbliche le loro iniziative sostenibili e impegnandosi a parlare di progressi e obiettivi raggiunti.
A Londra ad esempio, il British Fashion Council ha adottato i Sustainability Requirements della Copenaghen Fashion Week, obbligando così i brand a rispettare standard minimi in materia di trasparenza, uso di materiali certificati (almeno il 60% delle collezioni), rispetto per la biodiversità (che prevede ad esempio l’esclusione di pellicce e piume esotiche), reportistiche di sostenibilità dettagliate, implementazione dei principi di design circolare, gestione responsabile dei rifiuti e inclusività su più livelli.
Dare il buon esempio

Proprio la Copenaghen Fashion Week rappresenta il baluardo di iniziativa che riesce a combinare con successo moda e sostenibilità, cercando di apportare sempre di più un cambiamento negli standard fino ad ora considerati tossici e superficiali. Cecilie Thorsmark, CEO della CPHFW, ha più volte enfatizzato come il cambiamento in termini di inclusione e rappresentazione debba essere considerato una norma, andando contro dei modelli fino ad oggi ritenuti “convenzionali” e che rappresentano per i brand una sicurezza a livello di vendite, ma che non sono ormai più sostenibili o “semplicemente” realistici. Altro aspetto che differenzia questa fashion week è il supporto ai brand emergenti (non a caso, Ganni e Rotate hanno sfilato e continuano a sfilare qui), sempre più attenti alle tematiche ambientali che interessano in particolar modo le nuove generazioni e che possono portare ad una maggior attenzione, per non dire rivoluzione, in termini di consapevolezza.
Ma non solo Copenaghen: altre fashion week stanno ridefinendo cosa significhi essere alla moda ed eco-friendly a livello globale, uscendo anche dagli appuntamenti “classici” dei calendari più famosi, ovvero New York, Londra, Parigi e New York. È il caso, ad esempio, della Costa Rica Fashion Week, che si focalizza su come rendere armoniosa la relazione tra moda e natura. A livello di innovazione tecnologica e sostenibile invece, la Rakuten Fashion Week di Tokyo rappresenta l’appuntamento di riferimento, mentre a celebrare il rapporto tra moda, cultura e origini, troviamo la New Zealand Fashion Week.
E ancora, la Mercedes-Benz Fashion Week di Madrid pone sotto i riflettori sui designer spagnoli che combinano tradizione e modernità, sempre nel rispetto della sostenibilità, mentre la Dubai Fashion Week è l’esempio di come lusso, innovazione e consapevolezza possano coesistere. Sempre in termini di celebrazione culturale in chiave sostenibile, troviamo poi la Vancouver Fashion Week, la São Paulo Fashion Week e la Lagos Fashion Week, quest’ultima rinomata anche per il programma di supporto e mentorship rivolto ai designer e alle iniziative per la community che hanno luogo tutto l’anno.
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