Con il suo ruolo rivelazione di Lizzy Elmsworth in The Buccaneers di Apple TV+, Aubri Ibrag ha catturato il pubblico con un’interpretazione che riesce a essere allo stesso tempo delicata e intensa. Nel corso di due stagioni, abbiamo visto Lizzy trasformarsi da timida debuttante che naviga nella società londinese a giovane donna pronta a commettere errori, lottare per l’amore e rivendicare la propria voce. Proprio come il suo personaggio, anche Aubri riflette su crescita, resilienza e sull’importanza dell’identità, portando nella nostra chiacchierata un mix di onestà e calore. In questa conversazione si apre sulle sfide del primo giorno sul set, sulla vena ribelle che la accomuna alle Buccaneers e sul perché per lei libertà e autoscoperta contino più di ogni altra cosa.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Il mio primo ricordo risale a quando avevo 13 anni e sono andata al cinema per la prima volta. Ho visto Avatar in 3D con mia madre. Ricordo che fu un’esperienza incredibile, perché in 3D tutto sembra venirti addosso, quindi lo ricordo perfettamente. Pazzesco.


Parlando di The Buccaneers, ripensando alla prima stagione: qual è stata la prima impressione del tuo personaggio leggendo il copione? E come è cambiata alla fine della seconda stagione? Ti saresti immaginata che la vita di Lizzy potesse attraversare così tanti cambiamenti?
Credo che la mia prima impressione di Lizzy fosse quella di una persona molto timida, soprattutto all’inizio della prima stagione. Lei e le altre ragazze erano appena arrivate da New York a Londra per trovare marito e cose simili, e penso che Lizzy fosse piuttosto intimidita da questo mondo completamente nuovo. Nella prima stagione si mette in gioco, ma subisce una violenza sessuale, che la porta a chiudersi ancora di più e ad allontanarsi da quel mondo. Credo sia bello vederla nella seconda stagione tornare a essere più coraggiosa, più partecipe, e anche un po’ più intraprendente.
È bello vederla inseguire l’amore e i propri interessi personali, invece di vivere nella paura e nell’insicurezza. È bellissimo osservare quell’arco narrativo: da ragazza timida e riservata a donna che difende sé stessa, commette errori, si sporca le mani, e non cerca più di essere la “donna perfetta” che aveva sempre cercato di incarnare come giovane debuttante nella prima stagione.


“È bellissimo osservare quell’arco narrativo: da ragazza timida e riservata a donna che difende sé stessa, commette errori, si sporca le mani, e non cerca più di essere la ‘donna perfetta’ che aveva sempre cercato di incarnare come giovane debuttante…”


E se la Aubri della seconda stagione potesse dare un consiglio alla Aubri della prima stagione, quale sarebbe?
Le direi solo: non avere paura.
Ricordo di essere stata davvero sopraffatta dalle dimensioni del set e, ovviamente, dall’idea di una collaborazione con attori, registi e costumisti così talentuosi. Mi sentivo quasi uguale a Lizzy nella prima stagione – anch’io ero molto timida e intimidita da quell’ambiente nuovo. Ma credo che la Aubri della seconda stagione sia più coraggiosa.


Qual è stato il momento nella serie in cui hai pensato: “Oh wow, ecco perché faccio l’attrice?”
Credo che accada ogni volta che giriamo una scena in cui ti lasci completamente travolgere dalla storia. Nella prima stagione, per me è stata la scena con Guy [Remmers], sul pavimento della cucina, quando Lizzy si apre per la prima volta. Ricordo di aver provato emozioni fortissime in quella scena. La mia parte logica quasi si è spenta, mentre quella creativa prendeva il sopravvento e non sapevo cosa stesse accadendo. È stato un momento meraviglioso, quando due attori condividono una scena così intensa.
Nella seconda stagione, direi la scena del matrimonio di Theo e Lizzy. Ricordo Guy, che interpreta Theo, fare quel discorso per me, che mi ha resa super emotiva, perché diceva: “Meriti un amore completo, non accontentarti di meno, non accontentarti solo della prima persona che incontri, aspetta un amore straordinario, perché lo meriti”. Sentirlo mi ha commossa profondamente, perché è vero: tutti meritiamo un amore incredibile e appassionato, non qualcosa di tiepido solo perché è lì a portata di mano.


“Tutti meritiamo un amore incredibile e appassionato, non qualcosa di tiepido solo perché è lì a portata di mano”

Alla fine dell’ultima stagione, Nan dice al tuo personaggio: “Dovevamo essere noi la storia d’amore”, riferendosi al gruppo di ragazze. Cosa pensi di questa frase? Hai mai vissuto un’amicizia così forte da sembrare famiglia?
Sì, assolutamente. Ho vissuto amicizie molto intense. A volte sono il tipo di persona che ha bisogno di una sola amica, e quella diventa quasi l’unica che mi serve, siamo inseparabili. E capisco bene quella frase, perché le ragazze di The Buccaneers erano proprio così: si chiamavano la mattina appena sveglie, erano le prime persone l’una per l’altra. Penso che, in un certo senso, questo sia il cuore della serie.
In questa stagione abbiamo esplorato parti molto reali delle amicizie femminili: quando ci si sposa, si costruisce una famiglia, si hanno figli, spesso le amicizie si allentano. Ed è una cosa naturale, normale anche nella vita reale.
Ma con Nan e Lizzy è più complicato: ci sono state ferite, tradimenti, e alla fine della stagione non si trovano in un bel posto. Però le vedo, col tempo, ritornare a quella sorellanza che avevano all’inizio, perché quando hai un’amicizia forte con qualcuno, ci si ritrova sempre. Una lite non significa la fine di tutto, le persone hanno bisogno di tempo per elaborare.



Ogni personaggio ha una storia unica e potente. Hai una preferita? Qualcuna con cui ti senti particolarmente connessa?
Direi che la mia storyline preferita è quella di Jinny in questa stagione. Penso che abbia fatto un lavoro incredibile. Le sue alcune delle scene che amo guardare, anche perché sono molto crude. Normalmente la serie esplora triangoli amorosi e drammi romantici, ma questa parte è molto più oscura ed è davvero interessante da vedere.

I costumi sono così importanti da diventare quasi personaggi. Se potessi rubarne uno, quale sceglieresti?
Sarebbe il mio abito da sposa. Ricordo la sensazione di indossarlo e correre giù per le scale come una sposa in fuga. Lo sentivo davvero mio. Forse Kate [Carin], la costumista, mi permetterà di prenderlo in prestito, o dovrò rubarlo quando mi sposerò.


Se il tuo personaggio avesse Instagram, cosa scriverebbe nella bio?
Oh, vediamo… C’è una battuta che dice a Hector: “Le mie cose preferite sono un libro, un bagno, una grande ciotola di cibo, senza posate” – quindi la bio sarebbe qualcosa come “Libro, bagno, grande ciotola di cibo, senza posate” [ride]. Se dovesse postare una foto, sarebbe probabilmente un bump con un libro e una vasca da bagno. Ma non sarebbe una che posta molto su Instagram, non farebbe selfie. Posterebbe solo foto di natura, dei libri che legge e del suo cibo, perché è un po’ insicura riguardo al suo aspetto.

“Libro, bagno, grande ciotola di cibo, senza posate”

Che tipo di libri leggerebbe?
Sarebbe sicuramente una grande fan di Pride and Prejudice o The Notebook.


Un aneddoto dal dietro le quinte che i fan non sospetterebbero?
Cadevo molto spesso! [ride]
Ricordo una scena dove dico a Theo: “Lei lo sa”, riferendomi a Nan che sapeva della nostra relazione, e poi Nan era proprio lì, e io corro su per le scale e cado! Poi, ho dovuto compilare un modulo antinfortunio e pensavo: “Siete tutti così melodrammatici” [ride]. È stato imbarazzante, perché ero super concentrata in quella scena, e poi sono caduta giù per le scale. Mezz’ora dopo, ricominciamo a girare la scena e mentre bevo un caffè, lo rovescio su tutto il costume! Hanno dovuto pulirmi i vestiti. Insomma, ho fatto perdere tempo a tutti sul set quel giorno. È stato davvero divertente.



La goffaggine era colpa del vestito o delle scarpe?
Credo fosse semplicemente perché ero troppo energica, saltavo su e giù e in generale io sono goffa. E anche i corsetti hanno reso tutto più complicato, non ero abituata a camminare in quel modo, quindi ogni giorno cadevo.


Quale tema tra libertà, amore e identità ti rappresenta di più e perché?
Sicuramente identità e libertà. In questo momento della mia vita odio che mi dicano cosa fare, come vestirmi o comportarmi. Non sopporto le critiche stupide. Mi ricordo i giorni di scuola del “casual clothes day”, quando tutti giudicavano cosa indossavi. Tremendo.
Ora mi sento più fiduciosa, credo in me e nella mia identità, cosa che prima non facevo. La libertà alimenta l’identità, perché se hai la libertà di esplorare e conoscere te stesso, questo forma chi sei. Credo sia fondamentale avere una forte identità prima di innamorarsi, altrimenti l’amore porta solo confusione e drammi.

“La libertà alimenta l’identità, perché se hai la libertà di esplorare e conoscere te stesso, questo forma chi sei.”

Se dovessi riassumere la seconda stagione in tre parole?
Focosa, inaspettata, caotica.


La serie parla anche del fatto che le donne possono trovare e usare la loro voce. Se potessi usarla ora o in futuro, per quale causa lo faresti?
Ci sono molte cose per cui, crescendo, ho sviluppato empatia. Per esempio, ho sempre voluto aprire un rifugio per cani e porre fine agli abusi sugli animali. Sono innocenti, fedeli, e non meritano maltrattamenti.
Inoltre mi piacerebbe usare la mia voce per difendere i diritti dei bambini e degli orfani. Quando leggo certe notizie online mi arrabbio e mi sento passionale e motivata. Mi piacerebbe fare volontariato o attività simili per bambini e animali.

È mai successo qualcosa nella seconda stagione per cui hai pensato: “Ok, il mio personaggio lo farebbe, ma io mai”?
Sì, quando decide di andare a letto con il marito della sua migliore amica. Io personalmente non lo farei mai. Ma cerco di interpretare Lizzy con empatia e comprensione.
Qual è la sensazione che speri provino gli spettatori alla fine della stagione?
Attesa. Voglio che siano impazienti di vedere cosa succederà. Voglio che sentano qualcosa: dolore, amore, passione. Lo storytelling è ovviamente pensato per suscitare certe emozioni, e se ci siamo riusciti, significa che abbiamo fatto un buon lavoro.

Cosa potrebbe accadere in futuro?
Lizzy dovrà decidere se dire a Theo del bambino di Nan o no, una decisione complicata. Nan ha lasciato Lizzy in una situazione delicata, e spero che trovino un modo per risolverla. Spero anche di vedere più spesso le ragazze insieme, con quella sorellanza che condividevano all’inizio.
Adoro il fatto che la serie è ambientata nel 1870 ma con una colonna sonora moderna. Quale brano descrivere questo preciso momento della tua vita?
Forse Good Luck Babe di Chapell Roan. Sto facendo molte audizioni e ho bisogno di fortuna.
“The Buccaneers” riguarda anche il ribaltare l’alta società. Qual è la cosa più ribelle che hai fatto nella vita?
Sono stata in collegio e mi hanno consigliato di andarmene perché non seguivo alcune regole che non avevano senso per me, tipo il divieto di indossare giacche sopra l’uniforme anche se avevi freddo. Non aveva senso! Rifiutavo certe regole e a volte venivo sospesa temporaneamente o mandata fuori dalle classi. Questo è anche lo spirito ribelle delle ragazze nella serie, soprattutto nella prima stagione, come americane trapiantate in Inghilterra e incapaci di comprendere alcune regole locali.
E la tua più grande paura qual è?
Probabilmente restare sola. Penso sia una paura abbastanza valida.


Ultimo film o serie che ti ha colpita?
Ho visto recentemente Dune.
Non sono una grande fan del genere sci-fi, lo trovo spesso troppo complesso da capire. Mi piacciono di più i film romantici, per esempio. Dune però l’ho adorato, mi ha fatto capire alcune dinamiche di politica e potere della nostra realtà, e mi ha anche spaventata pensando all’AI e a una possibile “guerra delle macchine” che potrebbe scoppiare nel mondo reale.
Cosa vorresti vedere fuori dalla finestra, ora e per sempre?
Quello che ho ora è fantastico. Il mio appartamento è ad un piano molto alto dell’edificio, vedo tutta Londra da qui. Forse un po’ di sole in mezzo alla nebbia mi piacerebbe, ma adoro osservare Londra dall’alto: mi fa sentire piccola, ma anche tranquilla e radicata.


Cosa hai scoperto di te grazie al tuo lavoro di attrice?
Ho scoperto di essere molto più sicura di quanto pensassi e di avere un’idea chiara di chi sono. Recentemente ho interpretato personaggi con più grinta, rabbia e un lato ardente. Ho scoperto quel lato di me stessa attraverso il lavoro con i copioni e le scene.
Ho iniziato a uscire da sola, cenare, bere al bar, sedermi e semplicemente “essere”. Incontro persone affascinanti e torno sempre rinvigorita. È diventata la mia attività preferita, mentre un anno fa sarebbe stata la mia più grande paura.
L’ultima persona o evento che ti ha fatto sorridere?
Forse la mia coinquilina, Sky! Ci divertiamo sempre – vivo con la mia migliore amica! Metti due ragazze in un appartamento ed è caos, nel senso migliore del termine! [ride]

“Ho scoperto di essere molto più sicura di quanto pensassi e di avere un’idea chiara di chi sono.”
Cosa significa sentirsi a proprio agio nella propria pelle?
Significa non preoccuparsi di come appari agli altri, né fisicamente né nella personalità. Significa essere te stessa senza scuse, senza preoccuparsi di come gli altri ti percepiscono o fraintendono. E anche non prendersi troppo sul serio, questa è la chiave.
Il tuo posto felice?
Il mio appartamento! Lo amo, per questo non lo lascio mai [ride]. Ho tutto ciò di cui ho bisogno: il mio pianoforte, la TV, il cibo, Audrey Hepburn appesa sulla parete, il mio letto e le mie coperte, la mia collezione di peluche. Quando sono a casa, mi sento calma e in pace.
Amo tanto la mia casa.

Photos & Video by Johnny Carrano.
Styling by Ilaria Di Gasparro.
Makeup by Sofia Caspani.
Hair by Camilla Oldani.
Thanks to Imprint.
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