Un pomeriggio d’estate, in una villa da qualche parte nel nord Italia (cit.), abbiamo passato alcune ore con Ṣọpẹ́ Dìrísù, chiacchierando dei migliori locali di Londra in cui mangiare bistecche e della magia del gelato italiano, scattando foto su consunti scalini in legno e giocando con “vecchi giocattoli”. Così, ci siamo persi nell’aria consumata dell’antichità, nella dimensione senza tempo delle arti sceniche.
Dopo una stagione ricca di grandi uscite, come il dramma in costume drama “Mr. Malcolm’s List” e il film di guerra “Secret Love”, dal 26 ottobre è disponibilie su Sky Atlantic l’ultimo progetto di Ṣọpẹ́: la seconda stagione di “Gangs of London”. Interpretando Elliot in un inusuale stato di perdita di controllo sulle situazioni in cui si trova incastrato, Ṣọpẹ́ promette una successione di eventi suggestiva che trasformerà questo secondo capitolo di lotte tra gang londinesi in una nuova, viscerale trama.
Imparando a fidarsi delle proprie capacità attraverso esperimenti di scrittura e a valorizzare relazioni, storie e persone con cui vale la pena passare il tempo, Ṣọpẹ́ non smette mai di fare ricerche inseguendo un unico, supremo obiettivo: creare “personaggi più profondi, più vissuti”.
Qual è il tuo primo ricordo legato al cinema?
Il mio primo ricordo legato al cinema è la volta che vidi “Space Jam” allo Staples Corner di Londra quando avevo 5 o 6 anni. Ci andai con il mio migliore amico di allora e suo padre. Un’esperienza letteralmente magica. Il mio secondo ricordo è la volta in cui, a 12 anni, fui cacciato da una proiezione di “Spider-Man” di Sam Raimi [ride].
Nella seconda stagione di “Gangs of London”, torni a vestire i panni di Elliot Flinch, poliziotto sotto copertura. Com’è è stata la tua esperienza sul set in questi anni? Hai imparato nuove lezioni o acquisito nuove abilità?
Ho scritto!
Non episodi interi o cose del genere, ma ho riscritto, rielaborandole, alcune mie scene. La parte migliore di quest’esperienza sono stati i feedback che ricevevo da uno dei produttori esecutivi, che mi hanno aiutato a comprendere e valutare meglio il processo e, attraverso le critiche e le modifiche a quello che scrivevo, sono diventato più sicuro di me, e credo proprio che potrei scrivere di più in futuro!
La prima stagione ci ha portati in una Londra controllata da un gruppo di gang internazionali; la seconda stagione sembra essere ancora più ricca d’azione rispetto al primo capitolo. A livello di trama, tutto ciò che sappiamo per ora è che i Wallace sopravvissuti sono dispersi, i Dumani sono al verde e alienati, ed Elliot è costretto a lavorare per gli Investitori. Cosa puoi svelarci sullo sviluppo del tuo personaggio e sugli intrecci della seconda stagione?
È passato un anno dagli eventi della prima stagione ed Elliot è intrappolato con persone con cui non vuole avere a che fare e ha un grande peso sulle spalle. Ha perso il controllo della situazione, a differenza della prima stagione, e direi che è molto spaventato.
“Intrappolato”
Secondo te, la Londra di “Gangs of London” e la nostra Londra hanno qualcosa in comune? Se pensiamo ai recenti sviluppi politici, a volte sembra quasi di trovarci in un film o in un videogioco…
Spero proprio di no! [ride]
Una parola per descrivere “Gangs of London”?
Viscerale.
Sei anche il protagonista del film in costume “Mr. Malcolm’s List”, un riadattamento del cortometraggio a sua volta tratto dal romanzo omonimo. Come hai approcciato il tuo personaggio, Mr. Jeremiah Malcolm? Com’è stato riprendere lo stesso ruolo, ma passando dal formato cortometraggio al formato lungometraggio? Hai notato differenze particolari?
Immergermi nel periodo Regency è stata dura per me, ho fatto molte ricerche e sono ricorso all’aiuto di alcuni esperti brillanti. Ho letto e ascoltato un sacco di Austen, l’autrice principale dell’epoca, ho visto quasi tutti i film tratti dai suoi romanzi. Ho passato ore ed ore a fare ricerche sulle tradizioni di quell’epoca e mi sono esercitato tanto, con pose e postura, usi e costumi ma, soprattutto, sono grato a Emma Holly Jones per aver creduto in me, perché, all’inizio, io non ero convinto di potercela fare. Questo vale sia per il lungometraggio che per il corto.
L’unica differenza tra un formato e l’altro è stata che con il film abbiamo avuto più tempo da investire nei nostri personaggi, nelle nostre scelte, e nelle dinamiche tra di noi.
Hai scoperto qualcosa di nuovo su te stesso interpretando Jeremiah Malcolm?
Di sicuro, ho scoperto che, come attore e come persona, posso essere tutto quello che voglio, e che a volte siamo noi i principali ostacoli del nostro successo.
Portare “Mr. Malcolm’s List” sul grande schermo è stato sicuramente un gran lavoro di squadra: quali sono state le sfide principali e come le hai superate?
Le sfide più grandi del mettere in piedi “Mr. Malcolm’s List” sono state sicuramente il budget e il Coronavirus. Abbiamo realizzato quello che può apparire come un dramma in costume molto costoso con un budget relativamente ridotto. Tutti i capi reparto hanno svolto un lavoro eccezionale per mettere in piedi questo film e io sono immensamente grato a tutti loro, e poi tutte le restrizioni necessarie causa Covid hanno reso l’esperienza molto più costosa e, a volte, solitaria. Per fortuna, cast e troupe erano composti da persone meravigliose che ci incoraggiavano ad andare avanti.
“Abbiamo realizzato quello che può apparire come un dramma in costume molto costoso con un budget relativamente ridotto”.
In “Secret Love”, invece, interpreti Donald, una figura importante nella vita adulta della protagonista, un filosofo che incontra mentre lavora in una libreria. Come ti sei preparato per questo ruolo e, in generale, per l’adattamento cinematografico del romanzo di Graham Swift?
Se ho delle fonti scritte a disposizione per un progetto, io parto sempre da lì. Ad ogni modo, Donald è presente in letteralmente due soli paragrafi del romanzo di Graham Swift, il che è stato molto liberatorio, a dire il vero. C’erano pochissime descrizioni del mio personaggio a cui attenersi o da cui essere limitato, quindi una sera io ed Eva Husson abbiamo semplicemente cenato insieme e l’abbiamo sognato un po’.
Fai film d’azione, film horror, e film in costume, insomma sai fare tutto! Vivi mai momenti in cui senti l’opposto? Come affronti gli alti e bassi della vita e del lavoro?
In realtà, sì! Ho questo strano complesso per cui non voglio essere etichettato come un attore che sa fare solo un genere di film o di ruolo, ma poi, se mi fermo un attimo e ripercorro tutte le tematiche che ho affrontato, le sfide che ho superato e le conquiste che ho fatto nel corso della mia carriera fino ad ora, mi rendo conto che non ho nulla di cui preoccuparmi da quel punto di vista, perché il mio lavoro è stato super diversificato. Ho sempre voglia di continuare ad oltrepassare i miei limiti!
Sono davvero grato ai miei amici, alla mia famiglia e al mio psicoterapeuta per avermi fatto restare con i piedi per terra e sempre positivo. Quando non lavoro, mi piace tenermi attivo e viaggiare, trovare il tempo per dedicarmi a quelle attività di vita quotidiana che il set spesso ti impedisce di svolgere. Investire nelle relazioni che per me sono le più importanti, finché posso.
“Non voglio essere etichettato come un attore che sa fare solo un genere di film o di ruolo…”
Qual è il genere di film in cui preferisci recitare e quello che preferisci guardare?
Non ho un genere preferito in cui mi piace recitare. Adoro cimentarmi con le sfumature e particolarità di ognuno. Ma mi piace guardare fantasy e fantascienza.
Cosa ti spinge a dire di sì ad un progetto, solitamente?
Mi vengono in mente una serie di ragioni per cui ho detto di sì a progetti finora, ma alla fine tutto riconduce a due capisaldi: la storia e le persone. Se la storia mi intriga, voglio esserne narratore. Se le persone che raccontano la storia mi intrigano, voglio lavorarci insieme al progetto.
Come e dove trovi ispirazione sul lavoro e nella tua vita quotidiana?
Quando lavoro, è la vita la mia fonte di ispirazione. Ho un piccolo diario di domande e curiosità che butto giù quando mi vengono in mente e uso per vedere come posso applicarle ai miei personaggi, per creare personaggi più profondi e vissuti. Mi piace osservare le persone, e rispondere alle domande che mi ispirano attraverso il mio lavoro.
“è la vita la mia fonte di ispirazione”
Sei più razionale o istintivo quando costruisci un personaggio?
Sono laureato in Economia, quindi credo di avere un approccio piuttosto scientifico alla vita in generale. Mi piace individuare testimonianze e giustificazioni per le decisioni che prendo, quindi direi che sono abbastanza razionale. Non vedo l’ora di trovare un ruolo per cui riuscire a buttare tutto fuori dalla finestra ed essere istintivo e impulsivo nella creazione ed interpretazione del personaggio.
Il tuo ultimo binge-watch?
“Ms. Marvel” su Disney+.
Un epic fail sul set?
Sono caduto da cavallo durante una scena di “Mr. Malcolm’s List”. Sono praticamente caduto in piedi e con stile, ma mi sono spaventato MOLTO per mezzo secondo.
Qual è il libro sul tuo comodino ora?
Attualmente, è “Omeros” di Derek Walcott. Non l’ho ancora iniziato ma è il prossimo in lista!
L’ultima persona/cosa che ti ha fatto sorridere?
Una bambina sul treno che non smetteva di fissarmi e sorridermi.
Qual è la tua isola felice?
Qualsiasi campo da calcio, con la palla al piede, condividendo quel momento con altri 21 giocatori.
Photos & Video by Johnny Carrano.
Styling by Angelica Corà.
Grooming by Claudia Raia.
Hair by Rella’s Eden Milano.
Looks by Tiziano Guardini & Antonio Marras
Thanks to Narrative PR.