Lou Llobell possiede un dono raro: la capacità di portare senza sforzo sulle spalle il peso di una galassia. Nel ruolo di Gaal Dornick nella serie Apple TV+ “Foundation”, Lou è lo stupore della scoperta e il peso del destino allo stesso tempo, guidandoci attraverso un universo dove il futuro della civiltà è appeso a un filo. Per Lou, che ha intrapreso questo ruolo come sua prima grande svolta recitativa, i paralleli con il suo stesso percorso di vita sono sorprendenti – una giovane donna che naviga in territorio sconosciuto, trovando il suo posto e diventando più forte ad ogni sfida.
All’alba della terza stagione, la Gaal di Lou non è più solo l’outsider; è una forza vera e propria, che cresce di pari passo con un’attrice che ha imparato molto da uno dei set più ambiziosi che la televisione abbia mai visto. Durante la nostra chiacchierata, abbiamo insieme riflettuto sulle sfide e le gioie di dare vita all’universo sci-fi di Isaac Asimov, sull’importanza della rappresentanza nell’immaginazione del futuro, e su come la vulnerabilità possa diventare la più grande forza che possediamo.
Qual è il tuo primo ricordo cinematografico?
“La Carica dei 101”, il primo film live action. Avevo circa quattro anni quando i miei mi portarono al cinema a vederlo, perché in quel periodo ero ossessionata dai dalmati. Eppure, mia mamma racconta che mi sono addormentata a metà film [ride]. Era la mia prima volta al cinema, ero super eccitata di vedere i cani, ma immagino che quando hai quattro anni sei abituato ai cartoni animati, e quando vedi i film, non è la stessa cosa.

Parlando di “Foundation”, quanto conoscevi i romanzi di Isaac Asimov prima di entrare a far parte dello show, e in che modo i libri hanno influenzato la tua interpretazione?
Sapevo che erano dei pezzi di letteratura molto importanti. Mio papà è un super fan della saga, aveva letto tutti i libri quando era più giovane, quindi ho fatto le audizioni senza leggerli, in realtà, perché ho chiesto aiuto a lui. Poi ho letto il primo libro, però, perché tutto quello che accade soprattutto nel primo episodio della prima stagione è abbastanza al primo romanzo. I libri, sai, sono davvero densi, e a me, sì, piace leggere, ma non sono una lettrice accanita, amo leggere le sceneggiature più che libri, e la fantascienza non è il genere che sceglierei se volessi godermi un libro.


Cosa ti ha inizialmente colpita del personaggio di Gaal, e come hai dato vita a questo personaggio iconico dei romanzi?
Il bello è che ciò che Gaal vive era molto simile a quello che provavo nel momento in cui abbiamo iniziato a girare. Lei si sente un’outsider, e all’inizio è un po’ persa, tutto è nuovo per lei. Viene da un pianeta acquatico ai margini della galassia, e poi finisce al centro della galassia, ed è sopraffatta da questo cambiamento. Non ha mai visto così tante persone diverse, tutto è nuovo, e si sente persa, ed è esattamente quello che ho provato io approcciandomi a questo ruolo. Era la mia prima grande audizione e la prima volta che arrivavo al terzo o quarto round di qualcosa. Quindi, per me, quello che provavo, l’ansia che sentivo nella vita reale, l’ho usato tutto per il personaggio.

“…quello che provavo, l’ansia che sentivo nella vita reale, l’ho usato tutto per il personaggio.”

Beh, è molto utile quando succede.
Lo so, era tutto perfetto. E ora, nella terza stagione, Gaal è molto più sicura di sé, e ancora una volta, anche io mi sento così. Sembra quasi che stiamo entrambe evolvendo nella stessa direzione, crescendo insieme, ed è bellissimo.


La serie, però, amplia in modo significativo l’opera originale di Asimov, soprattutto nello sviluppo dei personaggi femminili. Come ti senti a far parte di questo tipo di operazione?
Ne sono onorata. Si tratta di un riflesso di come potrebbe essere il mondo tra 5.000 anni, o quanto meno in un tempo lontano. Poi è bellissimo il fatto che il cast sia diversificato, per etnia, per abilità fisica, per identità LGBTQIA – tutto dovrebbe essere rappresentato in televisione, perché il futuro è questo, capisci. I libri sono stati scritti negli anni ’40, e noi stiamo realizzando la serie nel 2025 che racconta di un futuro collocato a 5.000 anni da ora, quindi le cose sono cambiate, e devono essere inclusive.
Anche se ci sono molte persone appassionate dei libri che non hanno gradito lo show.


Opinioni controverse, immagino.
Sì, ma non dovrebbero esserci secondo me. Capisco che se qualcuno adatta in altro formato un libro di cui sei ossessionato, può essere difficile accettare anche i più leggeri cambiamenti. Ma la serie è comunque un adattamento, è ispirata ai libri, non è la trasposizione parola per parola, quindi bisogna vedere le due opere come due cose diverse. Solo così credo che sia più facile accettare i cambiamenti.



Lo show è uno specchio del nostro tempo, mentre il libro era lo specchio del suo tempo.
Certo. E, sai, l’intera idea di “Fondazione” è che i cicli si ripetono, ma si ripetono in momenti storici diversi.

La serie ha una produzione incredibile e straordinari effetti visivi. Lavorare su set così elaborati e con un uso esteso della CGI come ha influito sulla tua interpretazione?
I set erano talmente elaborati che praticamente non abbiamo mai usato il green screen. Lo usavamo solo quando bisognava riprendere in aggiunta scene già girate. Per il resto, vivevamo davvero in quei mondi. I set erano reali, così reali che, quando aggiungevano CGI o effetti visivi, era letteralmente per un ologramma o per una navicella che passava sullo sfondo. A parte questo, sembrava tutto vero, ed è stata una fortuna poter lavorare con effetti speciali di quel livello. La troupe è straordinaria: costruivano e davano vita a queste scenografie, e per noi attori diventava tutto più semplice, perché non dovevamo immaginare quasi nulla. Ed è fantastico.
La prima volta che sono salita su un’astronave, sono rimasta senza parole, non riuscivo a credere che l’avessero costruita da zero.

“vivevamo davvero in quei mondi”

E qual è stata la scena o la trama più difficile da affrontare nei panni di Gaal, e come hai superato quelle sfide?
Interessante. Ce ne sono state diverse nelle varie stagioni. Ho dovuto affrontare la perdita di diverse persone molto vicine a Gaal. Attorno a lei muoiono tante persone, ed è triste, ma anche ciò che la spinge avanti, che la porta nel punto in cui la ritroviamo nella terza stagione e che la guida fino alla fine. Quelle scene sono state difficili perché cercare di rappresentare tutto questo nel modo più onesto e reale possibile è sempre una sfida, soprattutto per un’attrice che non l’ha mai fatto prima. È stata la mia prima volta con scene così intense. Continuavo a chiedermi: “Cosa puoi prendere dalla tua vita reale per renderlo autentico?”.
Quindi direi che le emozioni forti sono state la parte più difficile.


“Fondazione”, in effetti, esplora temi come il destino, il libero arbitrio e, come dicevi, la natura ciclica della civiltà. Quale di questi temi risuona di più con te?
Penso che molti di questi temi non parlino solo a me, ma alla società intera. C’è una scena in questa stagione in cui il Mulo ha preso Trantor, trasformandola in una zona di guerra, e vediamo la popolazione rifugiarsi e nascondersi. Guardando quell’episodio ho pensato: “Questo è lo specchio dei nostri tempi, di ciò che stiamo vivendo ora”. È affascinante che attraverso lo show si rifletta il presente, che sia fatto intenzionalmente o meno. Ma è anche la natura ciclica dell’umanità, ed è esattamente ciò che la serie mostra.

Parlando di questo, Gaal è strettamente legata alla psicostoria, un concetto affascinante: l’uso della matematica per prevedere il futuro di intere civiltà. Come pensi che questa idea si colleghi al nostro mondo reale oggi? Ha cambiato il tuo modo di guardare alla scienza o alla storia?
Sì, è un concetto interessante, perché si tratta dell’idea che usando i dati matematici si possano prevedere i comportamenti delle masse, o ciò che accadrà. È un misto di ciò che è già successo e della proiezione nel futuro.
Un aspetto intrigante è proprio questo ciclo che non impariamo mai a spezzare e che si ripete. I libri sono stati scritti negli anni ’40, e oggi ci ritroviamo di nuovo in situazioni simili. Questo porta a riflettere: “Come possiamo cambiare il ciclo? Possiamo davvero farlo? O è semplicemente nella nostra natura?”. In realtà, pone più domande che risposte.
E come ti ha cambiata interpretare Gaal come attrice, e quali competenze hai sviluppato grazie a questo ruolo? Hai scoperto qualcosa di nuovo su di te grazie a lei?
Sì, ho fatto in questo ruolo più di quanto pensassi che avrei mai fatto in tutta la mia carriera. Ho girato scene di stunt, ho lavorato con quattro registi diversi a stagione, ho imparato una nuova lingua, ho recitato accanto ad attori incredibili come Lee Pace, Laura Birn, Jared Harris, Alfred Enoch e molti altri, che ho sempre ammirato e che ora sono amici.
Sono sei anni che lo faccio, e spero di continuare a recitare, ma porterò sempre Gaal e questa serie nel cuore. È stato il mio primo grande progetto, mi ci sono buttata a capofitto, e sono molto grata per questo.

“Come possiamo cambiare il ciclo? Possiamo davvero farlo? O è semplicemente nella nostra natura?”

Se potessi fare una sola domanda ad Asimov sull’universo di “Fondazione”, quale sarebbe?
Beh, come dicevamo, i libri e la serie sono due cose un po’ diverse, ma in riferimento allo show avrei una domanda a cui ancora non ho la risposta. Ma immaginiamo che Asimov avesse creato anche questo adattamento, io gli chiederei: “Con chi diavolo sta parlando Gaal Dornick quando narra?”. Io un’idea ce l’ho, ma non ci siamo ancora arrivati, quindi non lo so davvero con certezza.
Sì, è un po’ come in “Twin Peaks”: Cooper registra i suoi ricordi rivolgendosi ad una certa Diane, ma scopriamo chi è questa Diane solo alla fine.
Esatto, solo alla fine!
Quindi, quando arriverà la fine, sono sicura che lo scopriremo. Ho visto un thread su Reddit in cui qualcuno aveva trascritto tutte le narrazioni di Gaal, dalla prima stagione fino alla terza, raccogliendole in un documento unico. Mi è sembrata una cosa pazzesca. Non l’ho ancora letto, ma lo farò: sarebbe interessante vederlo come un racconto a sé, al di fuori di “Fondazione”.


Ti senti più a tuo agio a interpretare ruoli vicini alla tua sensibilità o preferisci perderti in personaggi molto lontani da te?
Direi la prima opzione. Sicuramente attingo molto da me stessa per il mio lavoro.
Ho fatto “Fondazione” e pochi altri ruoli, quindi non ho ancora avuto la possibilità di esplorare a fondo entrambe le strade. Ma anche se il personaggio è molto diverso, tendo sempre a metterci una parte di me.
E qual è il tuo “must-have” sul set, qualcosa che devi avere sempre con te?
La mia routine mattutina prevede acqua calda e limone alle sei del mattino, e solo dopo le otto il primo caffè, che è fondamentale. All’inizio prendevo quattro caffè prima di mezzogiorno, il che non era proprio il massimo. Ora cerco di regolarmi meglio, ma sì, caffè e acqua calda sono le due cose con cui inizio la giornata.
Qual è l’ultima serie o film che ti ha colpito così tanto da restarti dentro?
“The Last of Us”.
Sono appena tornata da un viaggio a Los Angeles e l’ho guardata tutta d’un fiato. L’ho adorata. Penso che Bella Ramsey sia incredibile, Pedro Pascal altrettanto, e insieme sono iconici: tutto è perfetto. In aereo ho pianto tantissimo, cercando di non farmi notare troppo.


Sì, ti capisco, è davvero splendida. Invece, hai dei rituali o abitudini che ti aiutano a entrare in modalità creativa?
Mi piace molto allenarmi. Quando non lo faccio, perdo struttura e disciplina. Da attori, quando non lavoriamo, dobbiamo costruirci le nostre giornate. Quando finisco di girare un progetto, mi chiedo: “E ora? Chi mi dice cosa devo fare?”. Quindi allenarmi è essenziale per me, è quasi una forma di meditazione.
E quando ti senti più vulnerabile e come trasformi quella vulnerabilità in forza?
Tendo a non piangere davanti agli altri. Ho anche capito da poco che divento molto ansiosa quando non sento di avere il controllo di una situazione. Ci sto lavorando. Durante la seconda stagione ho vissuto un periodo difficile, cercando di capire dove finiva Gaal e dove iniziavo io. È stata un’esperienza interessante, e da allora ho imparato a connettermi di più con il mio lato fragile e sensibile, cosa utilissima per il mio lavoro. Ma significa anche affrontare parti di me che non avevo mai esplorato. Essere più vulnerabile di prima mi ha reso migliore come attrice.
Cos’è che ti fa sentire al sicuro? E cos’è che ti dà fiducia in te stessa?
Le relazioni con i miei amici più stretti e la mia famiglia.
Ho appena finito di girare un film a Los Angeles e sono venuta subito in Spagna dalla mia famiglia, e questo mi ha rimesso in equilibrio. Cerco sempre di farlo dopo un lavoro, perché mi sento un po’ spaesata quando finisco un progetto: è tutto così intenso, e poi improvvisamente il vuoto. La mia famiglia e i miei amici sono ciò che mi riporta al centro.

“Essere più vulnerabile di prima mi ha reso migliore come attrice.”
Cosa ti piacerebbe vedere fuori dalla finestra, sempre, se potessi esprimere un desiderio?
Quello che sto guardando ora: l’oceano, il mare. Vivere sulla spiaggia sarebbe l’ideale.
Dove ti trovi adesso?
Sono in un piccolo paese vicino ad Almería. Qui abbiamo la casa di famiglia, e veniamo da queste parti da sempre, da quando mio padre era bambino e mia nonna era bambina. La cosa speciale è che davanti casa abbiamo il Paseo Marítimo, la “passeggiata sul mare”: basta attraversarlo e sei già in spiaggia. È un posto speciale per me.

Cosa significa per te sentirti a tuo agio nella tua pelle?
Vuol dire uscire di casa ogni giorno e sentirsi bene con sé stessi, farlo per sé stessi, non per gli altri. Che sia nel modo di vestirsi o di interagire con le persone, è importante sentirsi bene con ciò che si è, senza doverlo fare per qualcun altro. Non è facile, perché la società non è così, e non sempre è realistico.
E qual è la tua isola felice?
Ancora una volta, il mare. Mi fa sentire radicata, ed è ironico perché Gaal viene da un pianeta acquatico. Quindi sì, direi che era destino. Probabilmente finirò a vivere vicino al mare.

Photos & Video by Johnny Carrano.
Makeup by Kenneth Soh.
Hair by Kieron Lavine.
Styling by Georgia Medley.
Thanks to Pinnacle Pr.
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